Posts Tagged ‘Andrea Camilleri

La mémoire familiale juive des Gassmann (Alessandro Gassmann, Vittorio Gassman, Luisa Ambron)

17août

Ce jour,

sur la page du Corriere della Sera (l’article, de Stefania Ullivi, est en date du 15 août),

un article sollicite mon attention : Alessandro Gassman : « Mio padre e la ebraicità nascosta : mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz »

du fait de mon double intérêt

pour Vittorio Gassman (Gênes, 1er septembre 1922 – Rome, 29 juin 2000)

et pour son fils (ainsi que de Juliette Mayniel, la troisième épouse de Vittorio) Alessandro Gassmann (né à Rome le 24 février 1965) _ ce dernier fit ajouter un N (Gassmann) au nom reçu de son père (Gassman).

Vittorio est l’immense acteur que tout cinéphile connaît ;

Alessandro, lui, s’était fait remarquer dans le passionnant et beau film de Ferzan Oztepec, en 1997, Hammam (Il Bagno turco).

Vittorio Gassman _ dont la mère, Luisa Ambron, fit retirer un N à son nom en 1934 _ est le fils de Heinrich Gassman (Karlsruhe, 1900 – Rome, 1936) et de Luisa Ambron, née à Pise dans une famille juive, les Ambron.

Voici donc cet article-interview de Stefania Ulivi :

Alessandro Gassman : « Mio padre e la ebraicità nascosta : mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz »

L’attore si racconta mentre presenta il film «Non odiare», in cui interpreta un medico ebreo che non salva un paziente nazista : « Ma ora dobbiamo provare a dialogare »

Alessandro Gassman: «Mio padre e la ebraicità nascosta: mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz»

L’anno scorso ci andò insieme a un piccolo grande film, « Mio fratello rincorre i dinosauri » di Stefano Cipani. Quest’anno Alessandro Gassmann torna a Venezia con un’altra opera prima, « Non odiare » di Mauro Mancini con Sara Serraiocco, unico film italiano in concorso alla Settimana della critica. Lì un racconto (vero) di maturazione di un adolescente grazie al fratello affetto da sindrome di Down. Qui la messa in scena di un dilemma morale terribile : salvare o no la vita a qualcuno che ritiene giusto sterminare quelli come te ?

« Lo spunto è una vicenda accaduta in Germania — racconta Gassmann — un chirurgo ebreo si è rifiutato di operare un paziente con un tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Anche il mio personaggio è un chirurgo, Simone Segre, che si trova per caso a decidere della vita o della morte di un uomo con una svastica tatuata sul petto. Anche lui non lo salva e dovrà fare i conti, grazie al contatto con i figli di quest’uomo, con le sue radici e i suoi valori ».

E lei cosa farebbe?


« Io Alessandro, forse lo salverei. Ma non sono Simone Segre, non ho un padre che è stato chiuso in campo di concentramento e si è salvato curando i nazisti. È un tema molto complesso.Non odiare,” dovrebbe essere l’undicesimo comandamento. È importante, tanto più ora dove odio e violenza verbale (e non) sono sempre più presenti e l’avversario è sempre un nemico di abbattere. Chi ha la possibilità e la cultura per discernere deve metterci la faccia, favorire il dialogo. Non siamo bestie, possiamo ragionare. Sta scomparendo la generazione che visse gli orrori del fascismo e della guerra. Maestri preziosi come Camilleri, luce che ci manca molto _ Andrea Camilleri : Porto Empedocle, 6 septembre 1925 – Borgo, 17 juillet 2019. Lo stiamo già capendo ora con gli effetti della pandemia ».

Che clima vede?


« Pericoloso. Il virus ha acuito problemi e difetti. La crisi economica è pesante, per alcuni terribile. Siamo un paese impaurito e disinformato, quello con meno laureati d’Europa. Abbiamo già dimostrato di essere capaci di pagine orrende, complici ignoranza e paura ».

Questo film è anche un’occasione per lei per fa i conti con la sua storia.


« Che non ho mai affrontato, come peraltro mio padre. Sua madre _ Luisa Ambron _ era ebrea, dovette italianizzare _ en 1934 _ in Ambrosi il suo cognome, Ambron. E dopo la morte di mio nonno _ Heinrich, en 1936 _ si trovò in difficoltà economica con due figli _ Vittorio (né en 1922) et sa sœur aînée Maria-Luisa (née en 1919) _ a carico. Se la cavarono perché mio padre giocava bene a pallacanestro, era nazionale. Ma lui non ha mai smesso di avere paura. L’unica volta che ha messo la kippah fu al matrimonio _ avec Robert Neuman _ di mia sorella Vittoria _ née le 14 février 1953 _, figlia di Shelly Winters, ebrea e credente. Per lui fu un gesto molto importante _ voilà. La Shoah non va dimenticata. Io l’ho scoperta anche grazie ai racconti di mia nonna _ Luisa _, viveva a Pisa nel ghetto, due nostre parenti della famiglia Ambron _ les sœurs Gabriella et Vera De Cori ; cf l’article Una via di Pisa per le sorelle De Cori, uccise ad Auschwitz  _ furono deportate e uccise nei campi di concentramento ».

A proposito di famiglia, lei è un fan accanito di suo figlio Leo _ né à Rome le 22 novembre 1998.


« Sono ammirato di come sappia coltivare la sua passione. E pensare che detesto il pop. Ma l’amore paterno è talmente forte che ho cambiato i gusti… La trap? No, quella non ce la faccio ».

E il suo nuovo film da regista?


« Se tutto va bene il 3 novembre sarò sul set a Napoli per Il silenzio grande adattamento del testo teatrale. Con un grande cast. Ho lottato per non esserci come attore, è la prima volta e ne sono felice ».

« Non odiare » sarà in sala il 10 settembre.


« Non vediamo l’ora. E più avanti uscirà Ritorno al crimine di Max Bruno. Farà ridere, ne abbiamo bisogno. Per ora sono tornato sul set, per I bastardi di Pizzofalcone. I protocolli sono durissimi, un tour de force. Ma l’importante era ricominciare ».

Merci de tout cela.

Ce lundi 17 août 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Lea adieux d’Andrea Camilleri à son commissaire Montalbano : la publication posthume de « Riccardino »

18juil

Est paru hier 17 juillet,

aux Éditions Sellerio,

le roman _ posthume _ des adieux d’Andrea Camilleri

(Porto Empedocle, 6 septembre 1925 – Rome 17 juillet 2019)

à son cher commissaire Montalbano

_ popularisé par l’incarnation très réussie de Luca Zingaretti.

Voici l’article que lui a consacré hier Maria Luisa Agnese

dans Il Corriere della Sera :

Il papà di Montalbano a scuola tirava le uova. Così libero da conquistarci

Esce il romanzo postumo di Andrea Camilleri, scomparso un anno fa. Il suo addio al personaggio del commissario vigatese. Storie e aneddoti di uno scrittore che è sempre stato un libero pensatore, ed ha inventato una lingua sicula immaginaria

 

 

Il papà di Montalbano a scuola tirava le uova. Così libero da conquistarci

A un anno dalla morte del maestro, è uscito postumo per Sellerio, giovedì 16 luglio, «Riccardino»: il romanzo in cui Andrea Camilleri si congedò dal suo eroe più amato. Come ha raccontato Cristina Taglietti sulle pagine della Cultura del Corriere, oggi ricorre il primo anniversario della scomparsa dello scrittore eppure questo libro postumo — che «ha riposato per 15 anni nei cassetti della casa editrice Sellerio» (qui un estratto del libro) — ce lo fa sentire vivo, «perché sentiamo la sua voce roca, le parole che si alzano insieme al fumo della sigaretta, l’ironia calda della sua sprezzatura». Qui di seguito, Maria Luisa Agnese, traccia il ritratto di un autore il cui successo «si è tardivamente manifestato quando era ormai quasi settantenne e al di fuori di ogni vaticinio che potesse fare di lui una star culturale nel mondo contemporaneo, quale invece è diventato».

Ha del portentoso che storie scritte in vigatese, linguaggio siculo immaginario innestato sull’italiano per arrivare meglio al cuore delle cose, siano state tradotte in 120 lingue del mondo, dal norvegese al giapponese all’ebraico. Un successo planetario quello di Andrea Camilleri che si è tardivamente manifestato quando lo scrittore era ormai quasi settantenne e al di fuori di ogni vaticinio che potesse fare di lui una star culturale nel mondo contemporaneo, quale invece è diventato, al di fuori di ogni canone modaiolo. La sua fascinazione per il dialetto affondava nella sua vocazione innata all’indisciplina, in collegio — che non amava e dove fece di tutto per essere cacciato, compreso tirare delle uova fresche su un Crocifisso — gli proibivano fra le altre cose l’uso del dialetto, ed ecco che lui per trasgredire comincia a inventare quella terza lingua sulla quale poi ha lavorato tutta la vita sciacquandola nelle acque dell’Akragas e dell’Hypsas, di due fiumi della Valle dei Templi _ dans les confins si beaux d’Agrigente _ dove era nato, a Porto Empedocle, nel 1925. Operazione poi definitamente completata e sposata anche con benedizione paterna.

Il primo Salvo raccontato al padre

Camilleri aveva raccontato al padre sul letto di morte il primo romanzo del Commissario Salvo Montalbano, e lui gli disse: «Promettimi che lo scrivi come l’ hai raccontato a me ora, mezzo in italiano e mezzo in siciliano». Promessa mantenuta, con quell’effetto di assoluta naturalezza, un impasto unico dove non si riconosce più il lavoro che c’è dietro. E con quei personaggi che vivono di vita propria anche per i loro vezzi dialettali, a cominciare dal prodigioso Catarella che ecumenicamente nei suoi siparietti inciampa nell’italiano come nel dialetto. Prima del suo tardivo successo mondiale con quel commissario particolare che con i suoi difetti — scontroso, difficile, troppo libero — entra nel cuore delle persone con le sue storie che sono un precipitato di vita, bene, male, delitti, soprusi non solo siciliani ma universali, rigenerazioni, amori e cucina, Camilleri aveva già vissuto e prodotto parecchio. A quei tempi, metà degli anni Novanta, aveva già fatto molto teatro, la sua passione, era stato a lungo funzionario Rai, e avrebbe poi scritto, fra romanzi storici e Montalbano, più di 100 libri. Ma sempre orgoglioso di poter celebrare i suoi 80 anni in Rai, dove ricordò come in prima battuta, nel 1954, l’amministratore delegato Filiberto Guala allora non avesse voluto assumerlo perché «troppo comunista».

Rosetta, sposata perché «metteva allegria»


Sempre guardato non con sospetto ma con scarso entusiasmo dalla critica ufficiale proprio per quel suo essere troppo pop, al limite fra i generi, tanto che Renata Colorni ha ricordato in una recente chiacchierata con Paolo di Stefano sul Corrierecome furono costretti in Mondadori a giustificare la decisione di dedicare un Meridiano a Camilleri come la decisione «di aprire la collana ad autori di alto intrattenimento e di genere», allargando un po’ le maglie. Felicemente incistato in una famiglia di donne, la moglie Rosetta, 62 anni di matrimonio, sposata perché era «una ragazza che metteva allegria» _ un magnifique critère d’élection ! _, tre figlie, scrisse nel 2018 come testamento spirituale e politico una lettera alla pronipote Matilda di 4 anni perché voleva che capisse, quando sarebbe stata grande, i passaggi difficili della storia del Novecento : Camilleri partiva raccontando di come alle elementari non avesse mai mangiato una merenda intera perché la divideva con i compagni meno fortunati di lui.

«Accogliere la morte è un atto dovuto, è saggezza»

Quasi cieco, conclude la sua lunga vita recitando la sua Conversazione su Tiresia a teatro e in tv. «Non ho paura di niente, neanche della morte. Io e lei ci rispettiamo. Accogliere la morte è un atto dovuto, è saggezza. Sei già morto nell’atto stesso della tua nascita», sono le sue ultime riflessioni. La sua morte (il 17 luglio 2019 a Roma) è stata salutata dal rito collettivo di un Paese che ha pubblicamente accompagnato il lungo addio di un uomo e di uno scrittore, amato anche _ ! _ per le sue prese di posizione politiche fortemente personali.

Ce samedi 18 juillet 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

La lumineuse expo « Roma » de Bernard Plossu à la Galerie L’Arrêt sur l’image de Nathalie Lamire-Fabre

23fév

Le 11 janvier dernier,

j’avais consacré un article

à la parution du superbe Roma 1979 – 2009,

qui venait de paraître aux Éditions Filigranes.

Un livre très riche.


Hier après-midi, à 17 h 30,

vernissage de l’exposition Roma,

à la galerie L’Arrêt sur l’Image, de Nathalie Lamire-Fabre, Cours du Médoc à Bordeaux,

avec la présence _ chaleureuse _ de l’ami Plossu.

Une assistance nombreuse,

composée de beaucoup de connaisseurs de la photographie

_ parfois venus de loin jusqu’à Bordeaux, pour cette occasion _,

et fervents admirateurs de l’œuvre-Plossu,

lui amenant à dédicacer de très nombreux ouvrages

précieusement thésaurisés par eux,

et certains depuis assez longtemps

_ par exemple l’important Plossu Rétrospective 1963 – 2005 de l’exposition de Strasbourg,

paru à l’automne 2006 aux Éditions des 2 Terres.

Un must !

Plossu est un fervent des déambulations dans Rome,

où il possède de très nombreux amis.

Et c’est aussi un grand lecteur de la littérature italienne

_ Rosetta Loy, Elisabetta Rasy, Andrea Camilleri, etc. _,

de même qu’un passionné du cinéma italien

Antonioni, Fellini, Visconti, Pasolini, Bertolucci, Risi, De Sica, etc.

Courrez-y !

Les photos sont admirables !!!

Ce dimanche 23 février 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Chercher sur mollat

parmi plus de 300 000 titres.

Actualité
Podcasts
Rendez-vous
Coup de cœur