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Ecouter une autre voix d’Orfeo (et Francesco Rasi) : Furio Zanasi…

16déc

Le tout récent et très réussi CD « Soleil noir » d’Emiliano Gonzalez-Toro et son Ensemble I Gemelli,

_ cf mon article d’avant-hier, 14 décembre : ... _

qui nous donne à écouter Francesco Rasi,

fut précédé, en 2009, par un CD intitulé « La Voce di Orfeo« ,

dans lequel c’était l’excellent Furio Zanasi _ et l’Ensemble La Chimera, sous la conduitte d’Eduardo Eguez... _ qui interprétait quelques airs de ce même Francesco Rasi,

ou des airs de compositeurs contemporains de Monteverdi et son « Orfeo » (de 1607, à Mantoue),

créés eux aussi par ce même Francesco Rasi…

Afin d’apprécier la voix de Furio Zanassi,

la voici dans le sublime air du Farnace (à l’acte 2) de Vivaldi : « Gelido in ogni vena« …

Ce jeudi 16 décembre 2021, Titus Curiosus – Francis Lippa

Quelques nouvelles de Claudio Magris, lecteur comme auteur, auteur comme lecteur ; un contemporain essentiel : il vient de publier « Croce del Sud »

11sept

Ce matin, je découvre dans le numéro de ce jour du Corriere della Sera quelques nouvelles récentes du cher Claudio Magris,

à travers un entretien qu’il vient de donner,

à l’occasion de la sortie, chez Mondadori, de son livre Croce del Sud ;

ainsi que de sa présence, ce vendredi 11 septembre, au Festival de littérature de Mantoue,

dont le titre est, cette année, « Note a piè di pagina nella storia »…

L’entretien

_ qui prolonge en quelque sorte, à mes yeux, les réflexions d’Alberto Manguel sur sa bibliothèque _

est intitulé : Traduttore, creatore infinito. Ogni libro ne nasconde un altro.

Le voici :

Traduttore, creatore infinito. Ogni libro ne nasconde un altro

Monti, Dreyden, Lin-Shu che rese in mandarino il «Don Chisciotte» senza conoscerne la lingua : storie di parole e scoperte. Claudio Magris l’11 settembre al Festivaletteratura

di CLAUDIO MAGRIS
Stati Uniti, gli incendi devastano la costa occidentale: bimbo di un anno trovato morto
Tim Mara (Dublino, 1948 – Londra,1997), «Lightbulb and book» (1996, litografia e stampa a colori su carta, particolare), courtesy Tate Britain, Londra
shadow

Le parole sotto le parole, scriveva un maestro della linguistica come Jean Starobinski, riferendosi agli anagrammi di un altro grande, Ferdinand de Saussure. Ogni parola ne copre, ne nasconde e ne contiene un’altra e quando la si usa è come smuovere il terriccio, evocarne e farne apparire altre, come oggetti sepolti nella terra o nella memoria, individuale e collettiva _ voilà. Ogni espressione ha a che fare con questa miniera nascosta ; più di ogni altro la traduzione, che per ogni espressione ne ha ben più di una a scelta, una cava stratificata nella mente dell’autore che si traduce e nelle civiltà che si incrociano in lui. Tradurre significa non tanto comunicare quanto ricreare _ voilà _ una vicenda, un destino, facendoli restare se stessi ma insieme diventare altri. Tradurre è una forma di scrittura, non meno creativa di altre cosiddette originali ; Vincenzo Monti ha inciso sulla letteratura italiana più con la sua versione dell’Iliade che con i suoi versi in proprio, e John Dreyden considerava la sua traduzione dell’Eneide il proprio capolavoro letterario.

La copertina del nuovo libro di Claudio Magris «Croce del Sud», in libreria per Mondadori
La copertina del nuovo libro di Claudio Magris «Croce del Sud», in libreria per Mondadori

Si traduce, in genere, da una lingua all’altra ma talvolta — è accaduto spesso — da un testo a sua volta già tradotto, cosa che moltiplica le rifrazioni e rende più ardua, anche discutibile ma non meno creativa e culturalmente importante la ricreazione finale. Un poliedrico studioso e scrittore, Mikaël Gómez Guthart, ha scritto un affascinante e bizzarro saggio, Lin-Shu, autore del Chisciotte. Lin-Shu, racconta Gómez Guthart, era un geniale erudito cinese, pittore, calligrafo e poeta — che per la lirica cinese sono quasi la stessa cosa —, romanziere e soprattutto traduttore. Non conosceva le lingue degli autori che ha fatto leggere ai lettori cinesi — Balzac, Dumas padre e figlio, Hugo, Goethe, Cechov, Ibsen, Tolstòj, Shakespeare, Stevenson, Cervantes, Montesquieu. Si faceva leggere in mandarino orale i testi dai suoi assistenti che conoscevano la lingua originale e poi li traduceva, attraverso gli occhi di un altro, come scrive Guthart _ et je pourrai y adjoindre les traductions du japonais de René de Ceccatty (en collaboration avec Ryôji Nakamura) ; pour ses traductions de l’italien, sa situation à l’égard de la langue à traduire est assez différente, comme il le narre en son magnifique Enfance, dernier chapitre ; cf aussi le podcast de mon entretien avec lui le 27 octobre 2017

Non è certo un corretto procedimento scientifico, perché rischia di trasformare o trasforma la traduzione in una copia-variazione di ventagli che si sovrappongono. Ma anche Isaac Bashevis Singer ha tradotto in jiddisch Hamsun senza conoscere il norvegese, e d’Annunzio senza conoscere l’italiano, diffondendo quei capolavori nella Mitteleuropa e nell’Europa orientale ebraica. Gombrowicz — è sempre Guthart che lo ricorda — riscrive in Argentina, con l’aiuto di due scrittori cubani che non conoscevano il polacco, il suo Ferdydurke, lo ritraduce con l’aiuto di un professore in francese ed è questa la versione che dalla Francia si diffonderà in tutta Europa e nel mondo.

Lin-Shu diviene, in modo analogo, il traduttore-autore del Don Chisciotte. Quel romanzo è, in questa prospettiva, esemplare anche perché alle origini della sua scrittura c’è la segreta idea che ogni testo sia sempre la traduzione o il rifacimento di un altro ; lo stesso Don Chisciotte sarebbe, nella finzione di Cervantes, la versione del romanzo di un autore arabo. In questo gioco di specchi Lin-Shu può apparire l’autore di Don Chisciotte non meno di Cervantes. È come se, sotto ogni libro, ce ne fosse sempre un altro, il caos — prima, contemporaneamente, al di fuori di ogni misura temporale — che il Verbo ordina e sempre ricrea. Probabilmente i traduttori esistevano prima della Torre di Babele. In quasi ogni Robinsonade, le numerose imitazioni e rifacimenti del Robinson Crusoe nel Settecento, il naufrago solitario sull’isola trova segni e carte di un altro naufrago vissuto e morto anni prima, che racconta a sua volta di predecessori. Profondo è il pozzo del passato, dice la prima riga della tetralogia di Mann, Giuseppe e i suoi fratelli.

Il mio maestro Giovanni Getto affermava di aver trovato, nel romanzo secentesco Historia del cavalier perduto di Pace Pasini — che a sua volta si riferiva a una storia di prepotente jus primæ noctis nel Veneto — una sorta di ipotetico «originale» dei Promessi sposi, dando così ancor più spessore al capolavoro manzoniano.



Chi avresti voluto essere? Così sembra talora chiedere l’autore al personaggio che sta narrando e che quanto più vivo e vero, tanto più sente sfuggire al suo controllo, come diceva Tolstoj a proposito di Anna Karenina : «Fa ciò che vuole». Ma l’autore pone talora questa domanda pure a se stesso — ai propri sogni e desideri, alle proprie incertezze, alla nebbia fluttuante della propria persona.

Se lo chiede, nel romanzo _ a-t-il été publié ?Les passants essentiels, un originale traduttore-scrittore, Jean Pastureau, che ha trascorso la vita _ il est né le 26 juillet 1940 à Limoges ; il vit à Apt, en Provence… _ a tradurre splendidamente in francese, insieme alla moglie Marie-Noëlle, libri altrui, soprattutto italiani, traduzioni straordinarie che sono diventate pure la sua scrittura personale, la sua indagine ma anche la sua invenzione della realtà _ Jean et Marie-Noëlle Pastureau sont les principaux traducteurs-passeurs en français de l’œuvre de Claudio Magris… Probabilmente per Jean Pastureau non c’è differenza tra essere narratore e traduttore, quasi due arrangiamenti di un’opera linguistica.

Chi avresti voluto essere ? la risposta a questa domanda è contenuta nel capitolo forse più bello del romanzo, L’homme à la mallette. Una valigia che idealmente contiene quasi tutto — le pagine scritte, le idee su quelle che saranno scritte, le cose da tradurre, la loro immagine che spinge a tradurle, forse un giorno sulla carta ma certo immediatamente nella mente. Anche qui, parole sotto altre parole. La traduzione è, potenzialmente, una piccola e infinita biblioteca di Babele.

Quest’ultima, come nella fantasia borgesiana, contiene tutto, ogni testo, ogni sua versione, ogni sua stesura, ogni diceria sul suo autore. Chissà, forse Jean Pastureau — come Lin-Shu — aspira ad essere soprattutto traduttore ossia scrittore totale. Probabilmente non si fa illusioni sulle sue parole, tradotte o inventate. Forse non cerca nemmeno l’eccellenza letteraria. Ma, come si dice nel romanzo, c’è un’unica vera eccellenza e «risiede nel sopravvivere». La scrittura è forse un filo di Arianna che aiuta non a uscire dal labirinto, come nel mito antico, ma a penetrarvi da tutte le parti, ad avvolgerlo, in modo da depistare il cammino che vuol condurci verso l’uscita dal labirinto della vita. Una scrittura che cerca di aiutare ad uscire di scena un po’ più tardi. Non è molto ma è già qualcosa.

Il logo del Festival di Mantova
Il logo del Festival di Mantova

L’appuntamento al Festivaletteratura

«Note a piè di pagina nella storia» : è questo il titolo dell’evento in programma l’11 settembre al Festivaletteratura di Mantova. Claudio Magris, in collegamento streaming, dialogherà con lo scrittore e critico Alberto Rollo sul tema del rapporto tra vita e finzione letteraria ( ore 17, piazza Castello). Il tema dell’incontro si lega al nuovo libro di Magris, in libreria per Mondadori, Croce del Sud. Tre vite vere e improbabili, che rievoca tre figure reali : un etnologo sloveno, un avvocato francese, una suora italiana. Germanista e scrittore, Magris è nato a Trieste nel 1939.

Claudio Magris, lecteur comme auteur ; auteur comme lecteur :

un contemporain essentiel…

Ce vendredi 11 septembre 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Musiques de joie : le paradis sur terre des Selva Morale e Spirituale de Claudio Monteverdi (1640), par l’Ensemble Elyma et Gabriel Garrido

21mai

Parmi les joies terrestres les plus extatiques _ et orgasmiques _,

le somptueux compendium _ de toute une vie ; et quel(s) chef(s) d’œuvre !!! _ des Selva Morale e Spirituale de Claudio Monteverdi
(Crémone, 15 mai 1567 – Venise, 29 novembre 1643) ;
un recueil de la plupart de ses musiques religieuses
dédié à Eléonore de Gonzague (Mantoue, 23 septembre 1598 – Vienne, 27 juin 1655),
fille du duc de Mantoue Vincent Ier de Gonzague (Mantoue, 21 septembre 1562 – Mantoue, 18 février 1612),
le très décisif employeur et protecteur de Monteverdi.
Il est aussi à noter qu’Eléonore de Gonzague,
qui avait épousé, à Innsbruck, le 15 février 1622, l’empereur _ il l’était depuis le 28 août 1619, et suite au décès de l’empereur Mathias III _ Ferdinand II de Habsbourg (Graz, 9 juillet 1578 – Vienne, 15 février 1637),
en était devenue veuve _ et sans enfants _, le 15 février 1637.
A la date de la dédicace de ces si magistrales Selva Morale et Spirituale de Claudio Monteverdi, en 1640-1641, 
Eléonore de Gonzague est donc désormais impératrice douairière ;
et c’est son beau-fils Ferdinand III (Graz, 13 juillet 1608 – Vienne, 2 avril 1657)
_ né du premier mariage de l’empereur Ferdinand II, avec Marie-Anne de Bavière (Munich, 8 décembre 1574 – Graz, 8 mars 1616) _
qui règne maintenant sur l’empire des Habsbourg.
Ce que permet d’inférer cette dédicace des Selva Morale e Spirituale à la très belle et très pieuse Eléonore de Gonzague,
c’est l’hommage très reconnaissant de Monteverdi à ces Gonzague de Mantoue,
dont Monteverdi n’a certes pas oublié les bienfaits.
Et si Monteverdi a quitté Mantoue pour gagner Venise en 1613,
Venise où, en août 1613, il vient d’obtenir le poste éminemment enviable _ et extrêmement convoité _ de maître de chapelle à la basilique Saint- Marc,
c’est suite au décès, le 18 février 1612, de son employeur-protecteur le duc éminemment mélomane Vincent Ier de Gonzague.
Mais la reconnaissance envers les Gonzague mantouans _ Eléonore est la plus jeune des enfants du duc Vincent Ier _
est toujours bien présente et vivace,
au moment de faire un retour rétrospectif sur l’entièreté de sa carrière de compositeur de musique religieuse, dans le cœur du compositeur…
Pour illustrer musicalement la splendeur si jubilatoire de ces œuvres,
que j’ai découvertes, en concertmémorable ! _, par les Arts Florissants, au Temple du Hâ, à Bordeaux, le 26 septembre 1986
_ et je dispose d’une cassette de l’enregistrement de ce magique concert ! ;
le programme comportait notamment :
le Beatus Vir Primo, le Laudate Dominum Primo, le Confitebor Tibi Dominum Primo et le Gloria a 7 voci de la Messa Concertata _,
j’ai choisi ici l’interprétation _ dionysiaque et justissime quant à l’esprit jubilatoire de ces oeuvres _ de l’Ensemble Elyma, sous la direction de Gabriel Garrido,
en un époustouflant coffret de 4 CDs publié en 2005 _ le coffret Ambronay Editions AMY 001.
Une interprétation très efficacement _ et plus encore justement ! _ à même de nous faire ressentir musicalement
ce que peut être le paradis sur terre !
Un enregistrement tout simplement indispensable !
Et j’ai choisi plus spécialement,
splendeurs parmi les splendeurs
de ce coffret de 4 CDs de l’Ensemble Elyma en 2005 :
le Confitebor Tibi Domine Terzo, à la plage 3,
le Beatus Vir Primo, à la plage 4,
et le Laudate Dominum Primo, à la plage 6, du CD n° 2 ;
et dans le CD n° 1 :
le Gloria a 7 voci, de la Messa concertata, à la plage 12.
Et voici une vidéo d’extraits de cette merveilleuse Selva Morale e Spirituale de Claudio Monteverdi
par  l’Ensemble Elyma, en concert à Ambronay, sous la direction de Gabriel Garrido…
Un pur régal !
Ce mercredi 20 mai 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Musiques de joie : la virtuosité éblouissante du violon de Carlo Farina (Mantoue, c. 1604 – Vienne, 1639), et son rayonnement immense hors d’Italie, via Dresde

01avr

Après la joie du stylus fantasticus de Reincken (Deventer, 10 décembre 1643 – Hambourg, 24 novembre 1722)

_ cf mon article du 28 mars : _

ou Buxtehude (Helsingborg, 1637 – Lübeck, 9 mai 1707)

autour de Hambourg et Lübeck,

et celle de la virtuosité de Schmelzer (Scheibbs, 1623 – Prague, 20 mars 1680)

_ cf mon article du 29 mars : _,

Vejnanovsky (Hukvaldy, 1633 – Kromerziz, 24 septembre 1793)

_ cf mon article d’hier 31 mars : _

et Biber (Wartenberg, 12 août 1644 – Salzbourg, 3 mai 1704)

_ cf mon article d’avant-hier 30 mars : … _,

à Vienne et Kromerziz,

la joie rayonnante _ et contagieuse ! _ du violon virtuose

de celui qui fut à la source probablement principale de ce rayonnement étincelant

de brillance jubilatoire par toute l’Europe :

Carlo Farina (Mantoue, vers 1600 – Vienne, juillet 1639),

en son séjour de trois années, 1626-1627-1628, à Dresde,

où il publia rien moins que cinq livres de musique instrumentale

_ comportant 128 pièces _

dédiés à la famille des violons…

J’ai choisi pour en écouter quelques unes

le violon virtuose et très juste de Leila Schayegh

accompagnée de

Jörg Halubek, clavecin et orgue au continuo,

Daniele Caminiti, archiluth,

et Jonathan Pesek, violoncelle et viole de gambe,

en un merveilleux CD PanClassics PC 10368,

enregistré au mois de juin 2016.

On y adjoindra avec un très grand profit

l’écoute du CD Carlo Farina Cappriccio stravagante – Sonate

de l’Ensemble Clematis

le CD Ricercar RIC 285 paru le 22 mai 2009. 

Ce mercredi 1er avril 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Et la joie Monteverdi !

24mar

Bien sûr, je ne saurais passer sous silence la très irradiante éblouissante joie Monteverdi !

Claudio Monteverdi : Crémone, 15 mai 1567 – Venise, 29 novembre 1643.

Mon article du 31 mars 2016 est venu me secourir

dans mon appel aux souvenirs :

J’y avais cité le très beau DVD _ Alpha 705 _ des Vespro della Beata Vergine

_ quel chef d’œuvre ! _

dirigées par John Eliot Gardiner à la Chapelle royale du château de Versailles.

Je me souviens aussi de mon tout premier concert Monteverdi,

c’était au Temple du Hâ, à Bordeaux, le 26 septembre 1986

_ et je possède une cassette de l’enregistrement de cet éblouissant concert qu’avaient donné les Arts Florissants,

grâce à la très efficace et fécondissime Association Le Carré.

Il s’agissait pour l’essentiel de pièces extraites de la Selva Morale et Spirituale

Un émerveillement !

De ce très riche recueil de 1640-1641,

je recommande la radieuse version en un coffret de 3 CDs de La Venexiana :

le coffret Glossa GCD 920943.

Je pense aussi au madrigal,

par exemple, Zefiro torna,

par la Venexiana

_ beaucoup de ses chanteurs font aujourd’hui partie de l’admirable Compagnia del Madrigale _,

dans le merveilleux coffret de 11 CDs The Complete Madrigal Books de Claudio Monteverdi,

le coffret Glossa GCD 920929 :

un absolu indispensable !

Indispensable pour son inépuisable _ infini _ trésor de joies !

La joie Monteverdi n’étant comparable à nulle autre : 

une radieuse paix, pleine, archi-vivante, lumineuse…


Ce mardi 24 mars 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

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