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La mémoire familiale juive des Gassmann (Alessandro Gassmann, Vittorio Gassman, Luisa Ambron)

17août

Ce jour,

sur la page du Corriere della Sera (l’article, de Stefania Ullivi, est en date du 15 août),

un article sollicite mon attention : Alessandro Gassman : « Mio padre e la ebraicità nascosta : mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz »

du fait de mon double intérêt

pour Vittorio Gassman (Gênes, 1er septembre 1922 – Rome, 29 juin 2000)

et pour son fils (ainsi que de Juliette Mayniel, la troisième épouse de Vittorio) Alessandro Gassmann (né à Rome le 24 février 1965) _ ce dernier fit ajouter un N (Gassmann) au nom reçu de son père (Gassman).

Vittorio est l’immense acteur que tout cinéphile connaît ;

Alessandro, lui, s’était fait remarquer dans le passionnant et beau film de Ferzan Oztepec, en 1997, Hammam (Il Bagno turco).

Vittorio Gassman _ dont la mère, Luisa Ambron, fit retirer un N à son nom en 1934 _ est le fils de Heinrich Gassman (Karlsruhe, 1900 – Rome, 1936) et de Luisa Ambron, née à Pise dans une famille juive, les Ambron.

Voici donc cet article-interview de Stefania Ulivi :

Alessandro Gassman : « Mio padre e la ebraicità nascosta : mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz »

L’attore si racconta mentre presenta il film «Non odiare», in cui interpreta un medico ebreo che non salva un paziente nazista : « Ma ora dobbiamo provare a dialogare »

Alessandro Gassman: «Mio padre e la ebraicità nascosta: mia nonna dovette cambiare cognome e perdemmo due parenti ad Auschwitz»

L’anno scorso ci andò insieme a un piccolo grande film, « Mio fratello rincorre i dinosauri » di Stefano Cipani. Quest’anno Alessandro Gassmann torna a Venezia con un’altra opera prima, « Non odiare » di Mauro Mancini con Sara Serraiocco, unico film italiano in concorso alla Settimana della critica. Lì un racconto (vero) di maturazione di un adolescente grazie al fratello affetto da sindrome di Down. Qui la messa in scena di un dilemma morale terribile : salvare o no la vita a qualcuno che ritiene giusto sterminare quelli come te ?

« Lo spunto è una vicenda accaduta in Germania — racconta Gassmann — un chirurgo ebreo si è rifiutato di operare un paziente con un tatuaggio nazista che aveva sulla spalla. Anche il mio personaggio è un chirurgo, Simone Segre, che si trova per caso a decidere della vita o della morte di un uomo con una svastica tatuata sul petto. Anche lui non lo salva e dovrà fare i conti, grazie al contatto con i figli di quest’uomo, con le sue radici e i suoi valori ».

E lei cosa farebbe?


« Io Alessandro, forse lo salverei. Ma non sono Simone Segre, non ho un padre che è stato chiuso in campo di concentramento e si è salvato curando i nazisti. È un tema molto complesso.Non odiare,” dovrebbe essere l’undicesimo comandamento. È importante, tanto più ora dove odio e violenza verbale (e non) sono sempre più presenti e l’avversario è sempre un nemico di abbattere. Chi ha la possibilità e la cultura per discernere deve metterci la faccia, favorire il dialogo. Non siamo bestie, possiamo ragionare. Sta scomparendo la generazione che visse gli orrori del fascismo e della guerra. Maestri preziosi come Camilleri, luce che ci manca molto _ Andrea Camilleri : Porto Empedocle, 6 septembre 1925 – Borgo, 17 juillet 2019. Lo stiamo già capendo ora con gli effetti della pandemia ».

Che clima vede?


« Pericoloso. Il virus ha acuito problemi e difetti. La crisi economica è pesante, per alcuni terribile. Siamo un paese impaurito e disinformato, quello con meno laureati d’Europa. Abbiamo già dimostrato di essere capaci di pagine orrende, complici ignoranza e paura ».

Questo film è anche un’occasione per lei per fa i conti con la sua storia.


« Che non ho mai affrontato, come peraltro mio padre. Sua madre _ Luisa Ambron _ era ebrea, dovette italianizzare _ en 1934 _ in Ambrosi il suo cognome, Ambron. E dopo la morte di mio nonno _ Heinrich, en 1936 _ si trovò in difficoltà economica con due figli _ Vittorio (né en 1922) et sa sœur aînée Maria-Luisa (née en 1919) _ a carico. Se la cavarono perché mio padre giocava bene a pallacanestro, era nazionale. Ma lui non ha mai smesso di avere paura. L’unica volta che ha messo la kippah fu al matrimonio _ avec Robert Neuman _ di mia sorella Vittoria _ née le 14 février 1953 _, figlia di Shelly Winters, ebrea e credente. Per lui fu un gesto molto importante _ voilà. La Shoah non va dimenticata. Io l’ho scoperta anche grazie ai racconti di mia nonna _ Luisa _, viveva a Pisa nel ghetto, due nostre parenti della famiglia Ambron _ les sœurs Gabriella et Vera De Cori ; cf l’article Una via di Pisa per le sorelle De Cori, uccise ad Auschwitz  _ furono deportate e uccise nei campi di concentramento ».

A proposito di famiglia, lei è un fan accanito di suo figlio Leo _ né à Rome le 22 novembre 1998.


« Sono ammirato di come sappia coltivare la sua passione. E pensare che detesto il pop. Ma l’amore paterno è talmente forte che ho cambiato i gusti… La trap? No, quella non ce la faccio ».

E il suo nuovo film da regista?


« Se tutto va bene il 3 novembre sarò sul set a Napoli per Il silenzio grande adattamento del testo teatrale. Con un grande cast. Ho lottato per non esserci come attore, è la prima volta e ne sono felice ».

« Non odiare » sarà in sala il 10 settembre.


« Non vediamo l’ora. E più avanti uscirà Ritorno al crimine di Max Bruno. Farà ridere, ne abbiamo bisogno. Per ora sono tornato sul set, per I bastardi di Pizzofalcone. I protocolli sono durissimi, un tour de force. Ma l’importante era ricominciare ».

Merci de tout cela.

Ce lundi 17 août 2020, Titus Curiosus – Francis Lippa

Sur l’expression « Croce e delizia » : de la Traviata (I, 5) au film « Croce et delizia » de Simone Godano

02mar

L’expression « Croix et délice« 

qu’utilise Virginie Despentes

en son article du Monde des livres d’hier vendredi 1er mars

_ cf mon article _

a continué de me travailler.

Et voici que ce samedi matin,

en ma revue de presse _ quotidienne _ sur le web,

sur la page de La Repubblica, 

à la page Spettacoli,

je tombe _ par serendipité de ma curiosité vagabonde et ouverte, et boulimique aussi _

sur ceci :

Gassmann: « Il cinema deve raccontare questo clima di paure e diritti calpestati »

Repzine L’attore innamorato di Bentivoglio in ‘Croce e delizia’, già in sala

di ROCCO GIURATO

Soit

l’information on ne peut plus factuelle

de la sortie ce 28 février sur les écrans italiens

d’un film,

de Simone Godano,

portant précisément ce titre

de Croce e delizia !!!

Et peu après,

toujours par la Repubblica,

j’apprends aussi _ car je l’ignorais jusqu’alors _ que cette expression intriguante

de « Croce et delizia« 

provient du livret de Francesco Maria Piave

pour l’opéra de Verdi La Traviata,

à la scène 5 de l’Acte premier :

Et c’est Alfredo qui chante :

« Un dì felice, eterea,

mi balenaste innante,

e da quel dì, tremante,

vissi d’ignoto amor.

Di quel amor che è palpito

del universo entero

misterioso altero

croce e delizia al core« .

Sur une page de présentation de ce film,

j’ai découvert en effet ceci :

L’espressione « Croce e delizia » si riferisce all’amore, che, come in molti sanno, è spesso tormento e nello stesso tempo motivo di gioia.
A definirlo per la prima volta così è stato Francesco Maria Piave nel libretto de La Traviata, una delle opere più famose di Giuseppe Verdi.
In particolare è Alfredo a cantare, nella quinta scena del primo atto: « Di quell’amor che è palpito/dell’universo intero/misterioso, altero/croce e delizia al cor« , descrivendo l’emozione che lo lega a Violetta, che non è certo un buon partito.

Anche nel film Croce e delizia, diretto Simone Godano, c’è una persona che non è esattamente la migliore da sposare, visto che è un po’ « ruspante » ed è dello stesso sesso dell’individuo che desidera portarla all’altare, cosa che taluni ritengono sconveniente.
Variante delle commedie matrimoniali in cui le famiglie tentano di osteggiare le nozze dei loro cari, l’opera seconda del regista di Moglie e marito è stata accostata da alcuni a Ferie d’agosto di Paolo Virzi, perché parla di una vacanza e perché mette a confronto due nuclei diversi che più diversi non si può: i Castelvecchio, che sembrano avere una mentalità aperta ma in realtà sono vanitosi e narcisisti, e i Petagna, più tradizionali, conservatori e « semplici« .
La risata, nel film, nasce dalle differenze fra i due gruppi, e anche dalle tenute di Alessandro Gassmann, tutto canotte, tute acetate e ciabatte. L’attore, che ha amato la maniera scanzonata in cui il film affronta il tema della diversità, ha fatto una bella scoperta sul set: la verve comica di Jasmine Trinca, che dal canto suo ci tiene a dire che non è snob come il personaggio che interpreta, venendo da una famiglia normalissima. Se l’attrice premiata con il David di Donatello per Fortunata interpreta la figlia di uno dei due « piccioncini« , il suo possibile fratello acquisito ha il volto di Filippo Scicchitano. Quest’ultimo è al suo secondo sodalizio artistico con Fabrizio Bentivoglio, con cui ha condiviso il set del film che l’ha lanciato: Scialla!, di Francesco Bruni. Bentivoglio ha già lavorato anche con Gassmann: ne Gli ultimi saranno ultimi, di Massimiliano Bruno.

Croce e delizia è un film che non prende le parti di nessuno (« Non ci sono buoni e cattivi« , dice il regista), ma va contro l’omofobia. A firmare il copione è stata Giulia Steigerwalt, che di pregiudizio aveva parlato anche in Come ti mi vuoi. La sceneggiatrice ha già collaborato con Godano per Moglie e marito. E’ anche la compagna di Matteo Rovere, che ha prodotto il film. Completano il cast Lunetta Savino, volto noto soprattutto della nostra tv (Un medico in famiglia) e Anna Galiena, apparsa nel 2016 ne La pazza gioia.

Et j’apprends aussi que cette expression est même devenue proverbiale pour tous Les Italiens…

Voici donc le Trailer officiel (de 1′ 38″) de ce film

Croce e delizia

de Simone Godano.

Et voici aussi

cette interview _ bien intéressante _ de cet excellent acteur

qu’est Alessandro Gassmann

_ je l’avais découvert dans le très beau film de Ferzan Ozpetek Hammam, en 1997, il y a vingt-deux ans déjà ! ;

Alessandro Gassmann (né en 1965 ; il a 54 ans) est le fils des acteurs Vittorio Gassman (1922 – 2000) et Juliette Mayniel (née en 1936, elle vit toujours) _

à propos de ce même film :

Repzine, 

Alessandro Gassmann : « Oggi si ha paura delle diversità, il cinema ha il dovere di raccontarlo« 

Cf aussi cette double interview

d’Alessandro Gassmann et Fabrizio Bentivoglio,

toujours sur le site de La Repubblica, le 22 février :

‘Croce e delizia’, Gassmann e Bentivoglio coppia gay :

« Le nuove famiglie sono fabbriche d’amore« 

Voilà

assez probablement _ j’ignore son degré de familiarité avec la langue italienne _

ce qui a conduit Virginie Despentes,

écrivaine et cinéaste,

a utiliser cette expression de « Croix et délices« 

pour caractériser sa lecture maintenant des Carnets _ si puissants, en effet _

de la sublime Goliarda Sapienza…



Une ultime remarque _ de bienheureuse sérendipité _  :

Le film « Croce e delizia » de Simone Godano

a été tourné, devinez où ? :

À Rome et Gaeta :

lieux éminemment goliardiens !!!

Il y a bien un génie des lieux !

Ce samedi 2 mars, Titus Curiosus – Francis Lippa

la flânerie stambouliote très attentive d’une chaleureuse : « Istanbul Carnets curieux » de Catherine Izzo

10oct

Sur un livre merveilleux

d’attention chaleureuse

à une ville _ sublime ! _,

et à sa vie, ses habitants _ c’est une ville-monde ! _ :

Istanbul.


Le livre

(aux Éditions le bec en l’air)

s’intitule Istanbul _ Carnets curieux ;

son auteur est la photographe (marseillaise depuis longtemps : elle est l’épouse du regretté Jean-Claude Izzo _ cf par exemple son Vivre fatigue_)

Catherine Izzo ;

elle est aussi une amie

de mon ami Bernard Plossu.

Ici,

et en guise d’introduction en image à l’article,

on pourrait regarder la photo Bosphore IV, page 73 _ soit la numéro 1 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Hier, une fois achevée la lecture du texte (des Carnets Curieux) _ superbe ! _

qui accompagne les 91 _ admirables ! _ photos

_ les 24 chapitres (avec plans !) de ces Carnets vont de la page 114 à la page 209 ; et sont datés « Istanbul, Marseille, Lille, Carnac, 2006-2010 » ;

ils se terminent, page 209, par ces mots :

« Je reviendrai.
Hosça kal ! (Adieu ! Restez joyeux !)« _,

j’ai adressé ce message à Bernard :

De :  Titus Curiosus

Objet : Mail de Catherine Izzo
Date : 9 octobre 2010 08:36:41 HAEC
À :   Bernard Plossu

J’aimerais témoigner à Catherine Izzo
du très grand plaisir
que m’a donné son Istanbul _ Carnets curieux

dont je viens à l’instant d’achever la lecture…

C’est un livre
qu’on aimerait (humblement !) avoir écrit,
tant il est juste en sa finesse
et en la profonde délicatesse (= légère !) de sa curiosité
à tant de singularités
_ en son approche humblement caressante (sublime !) de la beauté vraie de l’altérité (aimée)

C’est ainsi qu’il faut apprendre à voyager, séjourner _ regarder, (essayer de, s’essayer à) contacter : hors tourisme, si tant est que cela soit possible ! et avec tout le temps nécessaire… _,

dans l’amitié de qui

_ ici Ergül

(« jeune stambouliote solide, le visage ensoleillé, elle porte toujours ses cheveux très courts : « c’est plus simple ! »..« , page 149 ;

elle « a vécu dix-sept ans en France _ son père fabriquait des automobiles chez Peugeot«  ;

et « maîtrise parfaitement le français et l’anglais« , page 167 ;

s’intéressant, peut-être professionnellement à l’archéologie, « Ergül voudrait découvrir les grands sites grecs de la Sicile. Mais la Turquie n’appartient pas à l’Europe, et même si l’on sait qu’Istanbul est plus près de Rome, de Naples ou de Palerme que de Bagdad, les tracasseries administratives d’une Europe frileuse et tatillonne freinent toute spontanéité. Il faut des semaines pour obtenir une autorisation de transiter« , page 167 aussi…) ;

mais aussi les égards rencontrés du « gardien du petit hôtel de bois« ,

des « serveurs des jardins de thé«  ;

et encore les mouvements des « tortues des cimetières« ,

ainsi que ceux des « barques des pêcheurs du Bosphore » ;

et encore « la douce lumière sous les treilles«  :

à laquelle, Ergül, (et auxquels, aussi) est dédié, page 7 ce merveilleux livre… _

dans l’amitié de qui

vous fait partager ses sentiers…


Aussi,
j’aimerais que tu me fasses parvenir son adresse Internet.

Titus

P.s. : je n’ai rien dit des photos,
parce qu’elles sont merveilleuses de justesse et beauté,
tout simplement…


J’ai l’intention de consacrer à ce livre _ rare à ce degré de beauté _ un article de mon blog
_ le voici !

Tu sais combien j’aime Istanbul, moi aussi ;
et combien je souhaite retourner y vagabonder…

Fin du courriel à Bernard Plossu ;

et début du corps de l’article :

Parmi les photos disponibles sur le net

_ en l’occurrence sur le site personnel (Passevue) de Catherine Izzo _,

voici une sélection, mienne :

D’abord,

l’arrivée idéale à Istanbul

est par bateau : en contournant la pointe de Topkapi, étrave à la rencontre du Bosphore, depuis la mer de Marmara, pour débarquer

_ tel le Michel-Ange du Parle-leur de batailles, de rois et d’éléphants, au printemps 1506, dans le récit de Mathias Enard ;

cf mes articles des 2 et 11 septembre 2010 :

Au menu du (bon) ogre Enard : le géant Michel-Ange, le pouvoir, le sexe et l’effroi, en un Istanbul revisité à l’ére du tourisme “culturel” mondialisé…

et : Mathias Enard, ou le creuseur pudique : face à l’énigme de l’oeuvre et les secrets du coeur (à partir de l’exemple de Michel-Ange à Rome _ et Istanbul !!!) ;

ainsi que mon entretien avec Mathias Enard, le 8 septembre : le podcast dure 62 minutes… _

pour débarquer

à l' »échelle«  _ le quai, depuis si longtemps que la ville, Constantinople, existe… _ d’Eminönü…

Et ce, par quelque temps que ce soit :

la brume et la pluie n’étant certes pas les moins appropriés à l’émerveillement de la découverte ;

de l’approche _ celle-ci ne finissant, d’ailleurs, jamais !

La gloire de son mystère s’enrichit !..

Voici, parmi la moisson d’images captées par Catherine Izzo,

une arrivée_ stambouliote _ possible :

la photo Bosphore VI, page 106… _ soit la numéro 16, en comptant de gauche à droite et de haut en bas, de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Même par gros temps ;

on peut encore y pêcher…

Ici on pourrait regarder la photo Pêche à Üsküdar _ rive asiatique, page 105 _ soit la numéro 30 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

On trouve toujours un débarcadère :

ici on pourrait regarder la photo Débarcadère, page 104… _ soit la numéro 27 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Puis, on pénètre en la ville, aux sept collines, elle aussi ;

et il nous faudra toujours grimper un peu : les rues et ruelles _ avec platanes _ affrontent vaillamment les pentes herbeuses, et se glissent, en se faufilant, dans ce qui fut peut-être autrefois un ruisseau, sinon une cascade ;

il y a aussi bien des escaliers…

© courtesy Catherine Izzo : Pasaj II _ Istiklal, page 50.

Et viennent de merveilleuses maisons de bois,

dans certains quartiers _ par exemple, et tout particulièrement, encore,

à Fener, et Balat ;

elles risquent cependant de bientôt disparaître, face à la spéculation immobilière galopante, ici comme ailleurs ;

sur ce sujet,

cf le très beau film du réalisateur italo-turc, Ferzan Oztepec : Hammam (en 1998 : avec Alessandro Gassmann)…

Ici on pourrait regarder la photo Galerie supérieure de Vezir hane _ Beyazit, page 40… _ soit la numéro 10 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et les intérieurs, orants _ après s’être déchaussés (et nettoyés aux fontaines) _, des mosquées :

par exemple, la photo Prière II, page 88 _ soit la numéro 20 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et encore, en suivant, la photo Arabesque I, page 90 _ soit la numéro 8 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et le lacis labyrinthique des ruelles et rues

des multiples quartiers :

© courtesy Catherine Izzo : Cankurtaran I, page 26.

et

aussi la photo Samatya, page 47 _ soit la numéro 14 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et, bien sûr, Aya Sofya,

toujours magique :

ici, par exemple, la photo Aya Sofya II, page 43 _ soit la numéro 6 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et ses alentours :

ici on pourrait regarder la photo Tombe II _ Divan Yolu _ Vers Beyazit, page 94 _ soit la numéro 9 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo… ;

ou

la photo Eminönü III, page 60 _ soit la numéro 11 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Aya Sofya, toujours, toujours, si puissante :

© courtesy Catherine Izzo : Aya Sofya I, page 29

Puis, les escapades vers les périphéries tentaculaires,

en constante continuelle expansion :

ici on pourrait regarder la photo « Bonne année » _ Kandili _ Rive asiatique, page 45 _ soit la numéro 4 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et encore :

© courtesy Catherine Izzo : Vers Tekirdağ II _ Hommage à Fellini _ Grande banlieue d’Istanbul, page 54…

Ou les quartiers d’affaires et de commerces, hyper-animés ;

Istanbul est une de ces mégapoles

dont parle si bien Régine Robin, en son Mégapolis

_ cf mon article du 16 février 2009 : Aimer les villes-monstres (New-York, Los Angeles, Tokyo, Buenos Aires, Londres); ou vers la fin de la flânerie, selon Régine Robin _ ;

dont le sous-titre est les derniers pas du flâneur… :

ici on pourrait regarder la photo « Kanyon » _ Saryer, page 20 _ soit la numéro 21 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Puis l’on revient toujours, ici,

vers les rivages,

tellement enchanteurs :

le flot y clapote…

© courtesy Catherine Izzo : Vers Tekirdağ IV _ Grande banlieue d’Istanbul, page 81 ;

Ou

la photo Kumpkapi I, page 15 _ soit la numéro 2 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et sans cesse on prend

et reprend

le ferry

d’une rive

(l’une, européenne et, l’autre, asiatique, ainsi que cela se dit…)

à l’autre,

le temps,

à peine,

de déguster à bord un délicieux thé

tout brûlant :

ici on pourrait regarder la photo Bosphore V, page  75 _ soit la numéro 3 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…


et

la photo Bosphore II, page 23 _ soit la numéro 19 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…
;


et puis,

d’où partent les trains pour Bagdad :

ici on pourrait regarder la photo Hayderpaşa I _ Rive asiatique, page 14 _ soit la numéro 29 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Et de saluer,

en guise d’au revoir au lecteur,

la vista _ avec la mouette _ de l’ami Bernard Plossu :

ici on pourrait regarder la photo Hommage à Bernard Plossu III, page 111 _ soit la numéro 28 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Avant de repartir (d’Istanbul),

encore par bateau ;

mais avec l’idée (chère au cœur) de revenir

sur ce rivage du Bosphore

et des Eaux douces d’Europe _ l’autre nom de la Corne d’Or…

Ici on pourrait regarder la photo Bosphore IX, page 109 _ soit la numéro 15 de la page « Istanbul«  du site Passevue de Catherine Izzo…

Un livre merveilleux, chaleureux,

en la délicatesse de sa justesse,

que cet Istanbul _ Carnets curieux

de Catherine Izzo…

Titus Curiosus, le 10 octobre 2010

Post-scriptum :

Catherine Izzo cite aussi,

et à plusieurs reprises,

les beaux films de Nuri Bilge Ceylan :

Koza, Kasaba, Uzak, Les Climats, Nuages de mai, Les Trois singes

J’aime aussi beaucoup, beaucoup

les deux photos

_ à végétation plantureuse : ce pourraient presque être des vignes… _

qui se font face aux pages 18 et 19 :

Tombe I _ Jardin de Küçük _ Aya Sofya Camii ;

et 

Yeni Valide Camii, cour intérieure _ Üsküdar, rive asiatique


De l’ami Plossu,

j’ai appris à (re-)connaître aussi l’art de la mise en page…

En conclusion,

et pour donner aussi quelque échantillon de sa belle écriture fine, précise, juste et subtile,

ces deux extraits-ci, aux pages 132 et 133 :

« Istanbul sous la pluie… La ville se rapproche _ de la focale du regard _, se resserre, intime, sensible, feutrée. Une dimension nouvelle se dessine, inconnue et voilée, secrète et délicate. Les paysages se diluent, le ciel et les mers s’embrassent. Istanbul se métamorphose en une palette de gris subtils et raffinés, nuancier infini, d’une grâce exceptionnelle pour qui prend le temps de les contempler _ et de les ressentir et saisir alors.

Gris argenté des dômes des mosquées, gris cendré des coupoles des medrese, gris anthracite et mat de l’asphalte, gris porcelaine des marbres des türbe, gris bleu des fumerolles échappées des frêles cheminées tortueuses, gris brun des fumées des bateaux, gris éteint et lourd des silhouettes des cargos qui remontent lentement le Bosphore, gris vert de la colline d’Eyüp, gris tourterelle des fontaines, gris perle de la tour de Galata, gris rosé de la façade du Patriarcat orthodoxe grec à Fener, gris sombre de Teodos Suru.

La pluie lave les toits de plomb, souligne l’envol des minarets, adoucit le jaune des taxis, assombrit les façades des maisons de bois. Les bateaux ne sont plus que de simples contours fantomatiques, les mosquées de gros animaux fantastiques.

On pourrait imaginer ce tableau triste, voire sinistre.
C’est juste doucement mélancolique
_ voilà.

Les terrasses des çay bahçesi disparaissent, parfois simplement enfouies à la hâte sous des bâches de plastique translucides.
À l’abri des petits auvents ou des larges toits des marchés restent quelques tabourets sur lesquels les plus téméraires sirotent le thé éternel.

Un ruisseau, au milieu de la rue, dégringole vers les Eaux. J’ai toujours eu l’envie _ sans jamais le faire _ d’y déposer un petit bateau de papier et de suivre son chemin brinquebalant vers Marmara.
À l’intérieur des lokanta les vitres s’embrument. Derrière la buée les rues deviennent des no man’s land mystérieux et lointains, paysages propices à toutes les rêveries »…

Et juste neuf lignes, plus loin, page 133 :

« Plus j’y reviens, moins je suis convaincue qu’Istanbul est méditerranéenne.

L’œuvre de Nuri Bilge Ceylan s’impose tout à coup. Derrière des fenêtres brouillées de gouttes d’eau qui tracent des chemins improbables et fantaisistes, la caméra suit le regard des personnages. Leurs yeux se noient dans la ville devenue imperceptiblement _ presque à leur insu _ intime et charnelle » _ voilà encore…

Voilà ce qu’est un regard fin et juste :

d’artiste

pudique

vrai…

J’aurais aimé donner plus (ou mieux) encore le goût de contempler les quatre-vingt onze images d’Istanbul

que le livre _ de Catherine Izzo : Istanbul _ Carnets curieux, aux Éditions le bec en l’air _ propose

_ afin de goûter le plaisir de feuilleter le papier des 244 pages de ce livre _,

mais il m’a fallu restreindre l’enthousiasme de mon choix

_ au départ de vingt-quatre images… _

à cinq d’entre elles… :

j’ai donc choisi celles

que je préférais…

Les dix-neuf autres _ dont je cite le titre et la page dans le livre _ sont cependant accessibles

_ en veuillant bien compter… _

sur le site personnel de Catherine Izzo : Passevue

Qu’on aille y jeter un coup d’œil…

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