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Edith Bruck : « Cara mamma, a 90 anni posso dire : ho dato un senso alla mia sopravvivenza »…

21jan

À propos de mon dossier « Edith Bruck« ,

cet article-ci dans le Corriere della Sera

de ce 21 janvier 2022 :

Edith Bruck: « Cara mamma, a 90 anni posso dire : ho dato un senso alla mia sopravvivenza »

di Alessia Rastelli

In occasione del Giorno della memoria, 7 ha intervistato la scrittrice sopravvissuta, quand’era appena 14enne, a sei diversi lager nazisti _ Auschwitz, Dachau, Kaufering, Landsberg, Bergen-Belsen, Christianstadt, et Bergen-Belsen, à nouveau. La sua testimonianza e tutta la sua vita sono lo sforzo «di rendere rielaborabile ciò che non lo sarà mai». Il racconto dai giorni di morte al premio Strega Giovani e alla visita di Papa Bergoglio

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La scrittrice Edith Bruck, 90 anni, nata a Tiszabercel, in Ungheria, e naturalizzata italiana, nel soggiorno della sua casa, a Roma (foto Ada Masella)

« Racconta. Non ci crederanno ma tu racconta, se sopravvivi racconta anche per noi ». È la fine di marzo del 1945 e una giovanissima Edith Bruck, non ancora quattordicenne, arrivata a Bergen-Belsen dopo una marcia disumana, si sente rivolgere questa preghiera da parte di altri prigionieri : compagni in fin di vita che lei stessa è costretta a trasferire nel Todzelt, la tenda della morte. Edith promette, e mantiene la parola. « Finché riuscirò, continuerò a testimoniare », assicura ancora oggi, novantenne, ricordando quel giorno a Bergen-Belsen, nel sesto lager in cui era stata trasferita dopo la deportazione ad Auschwitz. Nell’aprile del 1945, la liberazione. Ma tornare alla vita non è semplice. Si sposta tra l’Ungheria, dove è nata in una famiglia ebrea, la Cecoslovacchia, Israele, per poi stabilirsi in Italia nel 1954. Svolge diversi lavori, cameriera, ballerina, direttrice di un istituto di bellezza, fino a quando non diventa scrittrice, poi poetessa, traduttrice, autrice teatrale, sceneggiatrice, regista di film, e intanto moglie e zia amata. Eppure, dice, « non ero più quella di prima e non lo sono mai tornata ».

IL 27 GENNAIO 1945 L’ARMATA ROSSA LIBERA IL CAMPO NAZISTA DI AUSCHWITZ. DAL 2005, A LIVELLO MONDIALE, IL 27 GENNAIO SI CELEBRA IL GIORNO DELLA MEMORIA PER NON DIMENTICARE L’OLOCAUSTO E I MILIONI DI VITTIME CHE PRODUSSE

Per tutta la vita la sua opera è testimonianza, e in fondo lo sforzo estremo, disperato, per lei « gonfia di parole » di rendere rielaborabile ciò che non lo sarà mai. Edith Bruck parla con 7 dalla casa di Roma _ Via del Babuino, 72 _, in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, mentre torna in libreria la Lettera alla madre scritta nel 1988 (una nuova edizione da La nave di Teseo, che pubblica anche gli altri titoli citati in questo testo).

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Sua madre morì dopo l’arrivo ad Auschwitz. Vi separarono, e non la vide mai più.

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La copertina di « Lettera alla madre » di Edith Bruck

« Ricordo che, scesa dal treno, ero letteralmente aggrappata alla sua carne. Un soldato mi sussurrò di spostarmi a destra, il che voleva dire una possibilità di sopravvivenza perché la fila di mia madre andava dritta alla camera a gas, ma noi non lo sapevamo. Insisteva, mamma si inginocchiò implorandolo di lasciarle almeno l’ultima dei sei figli. Furono colpi su colpi finché, ferita all’orecchio, mi ritrovai a destra ».

Visceralmente unite, ma diverse. Sua madre era molto religiosa, severa, lei era « la figlia più piccola che osava pensare, dubitare ». Nella nuova introduzione al libro, scrive: « Adesso sei tu che potresti essere mia figlia e potrei sgridarti io ». È stato possibile ricomporre nel tempo, dentro di sé, il rapporto con una madre persa ad Auschwitz ?


« Il libro è una sorta di dialogo postumo. Quando eravamo a Tiszabercel, il villaggio in cui sono cresciuta, mi sembrava che la mamma parlasse più con Dio che con noi figli. Non ci baciava, non ci coccolava. Io facevo qualsiasi cosa per una carezza. Oggi posso capirla. Lottava come una leonessa per vestirci, per sfamarci, e l’amore era l’ultima cosa. Eravamo poveri, e i poveri non hanno tempo. Divenne affettuosa quando ci portarono via ».

« SCESE DAL TRENO, ERO AGGRAPPATA ALLA CARNE DI MIA MADRE. UN SOLDATO MI SUSSURRÒ DI SPOSTARMI A DESTRA. LEI ANDAVA ALLA CAMERA A GAS »

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Una foto della famiglia Bruck prima della deportazione nei lager : da sinistra il fratello Laci, la mamma Berta, le sorelle Adele e Magda, ed Edith

Il 20 febbraio del 2021 ha ricevuto la visita di Papa Francesco. E sempre nell’introduzione scrive a sua madre : « Se tu ci avessi visti, cos’avresti detto ? ».


« Quella visita è stata molto importante. Altri predecessori di Papa Francesco avevano chiesto perdono, ma lui è venuto a casa. Mi chiederò sempre cosa avrebbe pensato la mamma. Lei credeva profondamente nella religione ebraica. Io, invece, certo che sono vicina al popolo al quale appartengo, ma ho una mentalità più universale ».

Incontrò i pontefici Wojtyla e Ratzinger. Che ricordo ha ?


« Vidi Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986 a Roma, quando per la prima volta un Papa entrò nella Sinagoga. Ero emozionatissima, mi aspettavo verità mai sentite. Mi strinse la mano, mi disse : “ Piacere di conoscerla ”. Restai un po’ delusa. Quando invece venne Benedetto XVI sembrava come congelato, probabilmente da tedesco era in imbarazzo ».

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Edith Bruck con Papa Francesco durante la visita a casa del febbraio 2021

Lei conclude il romanzo autobiografico Il pane perduto, finalista allo Strega 2021, con una « Lettera a Dio ». « Io » dice « che ho sempre scritto d’un fiato giorno dopo giorno, ora improvvisamente mi fermo con la mano sospesa e lo sguardo fisso sul vuoto, è nel vuoto che Ti cerco ».


« Papa Francesco ha approvato quella “Lettera”, spiegando che Dio è una ricerca continua. Per me la fede è l’amore per il prossimo, chiunque sia. È condivisione, è accoglienza. Mia mamma diceva: se qualcuno bussa alla porta, aprila. Mio padre donò l’unico cappotto a un uomo più povero. Dal mio punto di vista, non vai in chiesa e poi dici che i migranti possono affogare ».

« PRIMO LEVI MI CHIAMÒ 4 GIORNI PRIMA DI MORIRE. “ ERA MEGLIO AD AUSCHWITZ ”, DISSE. FORSE PER LA PRIMA VOLTA FECE UN VOLO LIBERO »

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Una giovanissima Edith Bruck. Nel 1944, a neppure 13 anni, viene deportata ad Auschwitz e poi in altri lager. Nell’aprile del 1945 viene liberata a Bergen-Belsen (foto Istituto Luce/Contrasto)

In Lettera alla madre cita un amico scrittore, « il testimone più ascoltato, amato stimato letto ».


« Primo Levi mi chiamò al telefono quattro giorni prima di morire. Era depresso, cercai di consolarlo. “Era meglio ad Auschwitz” mi disse “adesso non c’è più speranza”. Da qualche tempo si era operato, assisteva la madre cieca. E lo angosciava il negazionismo. “Ti rendi conto” esclamava “negano già ora che siamo in vita”. Io sono tra chi crede si sia suicidato. Quando seppi che era morto, mi arrabbiai. Come se non avesse avuto il diritto di togliersi la vita, perché apparteneva alla storia. Forse per la prima volta fece un volo libero ».

Come trasmettere la memoria ? Come diventare messaggeri ?


« A volte vado nelle scuole con il cuore pesante ma quando esco potrei volare, perché vedo che c’è risposta. Ai ragazzi servono difese per il futuro. Quando non ci saranno più i testimoni toccherà agli storici e agli insegnanti. Non sarà facile perché si stanno già allungando le ombre del fascismo, dell’antisemitismo, del razzismo ».

Che effetto le ha fatto vedere i no green pass a Novara vestiti da deportati ?


« È stato orribile, una coltellata. Episodi del genere dovrebbero preoccupare tutti, non solo i sopravvissuti. Così come altre cose che accadono : le manifestazioni di Forza Nuova, le bandiere con la croce uncinata, il negazionismo. Non sono frutto di improvvisazione, c’è la destra dietro, anche se si comporta come se non la riguardasse ».

« Mussolini ha ancora la cittadinanza e invece non viene concessa ad Adele Di Consiglio, scampata alla barbarie nazifascista ». Con questa motivazione lo scorso novembre lei ha rifiutato il Premio della Pace del comune di Anzio.
« Se andassimo a scavare, troveremmo cittadinanze al Duce in tantissimi centri d’Italia. Dopo quel “no”, spesso ora mi chiedono lettere per denunciare casi simili. Ma di nuovo mi domando: perché non si mobilitano anche altri cittadini ? È importante che tutti facciano la loro parte ».

L’Italia non ha elaborato il suo passato ?


« Nessun Paese l’ha fatto. L’unica che ci ha provato è stata la Germania. Purtroppo le mostruosità stanno tornando. Pensiamo ai profughi lasciati morire al confine con la Polonia. O alla mia Ungheria, prima fascista, poi comunista, ora sotto Viktor Orbán. Spesso gli individui vanno dietro a chi domina in quel momento. Non sembrano avere imparato dagli errori, e io davanti a questo mi smarrisco ».

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Edith Bruck nella sua casa romana (foto Ada Masella)

L’Unione europea nacque come sogno di pace dopo la Seconda guerra mondiale. Ci crede ancora ?


« Ahimè vedo molto nazionalismo. Perché, ad esempio, dire “prima gli italiani” ? Nessuno dovrebbe venire prima di un altro. E bisognerebbe amare il proprio Paese con lucidità, non ciecamente. In nome della patria sono morte milioni di persone. Io la parola “patria” neanche la userei. Si potrebbe dire semplicemente “amo il mio Paese”. Tutti i Paesi sono belli, invece si diffonde l’odio ».

Dilaga anche online. Tra chi ne è stato colpito c’è la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, che a novant’anni ha voluto promuovere proprio una Commissione contro l’istigazione all’odio.


« Quando la insultano è come se insultassero me. Mi identifico. E non solo con lei. Mi identifico anche se l’odio si riversa contro qualcuno perché è straniero o fa parte di una minoranza. Conosco Liliana, ma noi sopravvissuti non parliamo tra noi di deportazione. Ognuno ha il suo vissuto, a seconda della propria sensibilità, persino della classe sociale ».

Lei scrive che essere nata povera l’aiutò a sopravvivere.


« La fame, il freddo, le malattie ci decimavano e l’avere già sperimentato una vita dura aiutava a resistere. Inoltre le donne si rivelarono più forti. Quando c’era la selezione, ad esempio, per mostrarsi più in salute si pizzicavano le gote o se le cospargevano di acqua e fango. Gli uomini furono meno in grado di gestirsi. La cultura che li aveva coccolati, con mogli e madri al loro servizio, li rese inermi ».

Fuori dal lager, tornare alla vita non fu facile.


« Dopo la guerra nessuno voleva ascoltare. Tutti dicevano che anche loro avevano sofferto. Ci sentimmo rifiutati, spazzatura ».

Lei provò a trasferirsi in Israele.


« Mia madre mi raccontava della Terra promessa, era la fiaba più bella. Arrivai in Israele, in uno Stato neonato, nel 1948. Neppure lì ascoltavano. Volevano una generazione forte, che non strisciasse contro i muri. Soldati, perché eravamo in guerra. Invece noi eravamo avanzi dei lager, inseguivamo un sogno ma la realtà come un colpo secco ci fece ritrovare nei campi di transito, in fila per il cibo. Io non ce l’ho fatta, anche se mi dispiace ».

Cosa pensa di Israele oggi ?


« Vorrei ci fosse la pace con i palestinesi. Vorrei che raggiungessero a tutti i costi la convivenza reciproca ».

« L’AMORE PER NELO NON È DIMINUITO. PER ME LUI C’È. LA COSA PEGGIORE FU QUANDO MI CHIESE : “CHI SEI ?”. L’HO CURATO PER 10 ANNI, È STATO BELLO »

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Edith Bruck con il marito Nelo Risi, poeta e regista, scomparso nel 2015. Edith arrivò in Italia nel 1954, a 23 anni. A Roma, conobbe Nelo. Nel 1959 fece il suo esordio da scrittrice con « Chi ti ama così » (foto Giuliano Benvegnu)

Nel 1954 arrivò in Italia. Prima Napoli, poi Roma, dove incontrò il regista e poeta Nelo Risi.


« Mi innamorai subito. Era sensibile, con il mio stesso impegno civile : trovai una parte di me in lui. Ricostruii una famiglia, anche con sua madre, con il fratello Dino. Nelo aveva tanta pazienza ma forse gli ho detto troppo, troppe volte. Quando ci diedero lo sfratto, piansi per tre settimane. Mi rassicurava : “Vogliono solo aumentare l’affitto”, ma nemmeno lui poteva capire fino in fondo. Nella testa risentivo i gendarmi che in Ungheria gridavano “fuori” ».

Nelo Risi è morto nel 2015. Era malato di Alzheimer. « Io sono io e te » gli ha scritto in Ti lascio dormire , una lettera postuma del 2019.


« Il mio amore non è mai diminuito. Per me lui c’è. La cosa peggiore fu quando mi chiese : “Chi sei ?”. Lì forse mi sono sentita di nuovo, per un attimo, un numero nei lager. L’ho curato da sola per oltre dieci anni. So che posso sembrare pazza, ma sono stati i più belli della mia vita. Non sono mai stata così necessaria, mi sentivo pienamente ripagata ».

Il ministro della Salute Roberto Speranza l’ha chiamata a far parte della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani.


« Partecipo volentieri. Vorrei che da anziani si potesse restare nelle proprie case il più a lungo possibile. Altrimenti ci si spegne in fretta ».

Come vive la pandemia ?


« Ho pianto quando ho visto i camion con le bare. In quei giorni c’era un silenzio assoluto, che mi ha ispirato la raccolta di poesie Tempi . E tra gli aspetti di sofferenza di oggi, c’è anche il freddo elenco dei numeri. Ovviamente Auschwitz non è paragonabile, ma un essere umano non è un numero, è un mondo. Servirebbe parlare diversamente della morte ».

La scrittura, in italiano, l’accompagna da oltre sessant’anni. Come si svolgono adesso le sue giornate ?


« L’italiano mi ha difeso, mi ha tenuto un po’ a distanza, l’ungherese era troppo doloroso. Oggi riesco ancora a scrivere a mano ma, per alcuni problemi di vista, non posso battere a macchina né trascrivere sul pc. Mi aiutano Olga Ushchak, la donna ucraina che dopo la scomparsa di Nelo è rimasta con me come una sorella. E alcuni amici, come Michela Meschini, dell’Università di Macerata, alla quale il destino mi ha unito qualche anno fa ».

Il 2021 è stato il secondo anno del Covid ma anche quello in cui Sergio Mattarella l’ha nominata Cavaliere di Gran Croce, in cui è stata finalista allo Strega e ha vinto lo Strega Giovani e il Viareggio-Rèpaci per la narrativa.


« Sono contenta soprattutto che il libro sia stato letto. Elisabetta Sgarbi pubblicherà tutti i miei titoli, ed è questo che conta: che i volumi vivano ».

Da ragazzina avrebbe voluto « riparare il mondo ». Pensa di averlo fatto almeno un po’ ?


« Sicuramente ho compiuto il mio dovere e questo ha dato un senso alla mia sopravvivenza. Entro i miei limiti e possibilità, spero di avere contribuito a migliorare qualcosa. Da parte di tutti, ogni goccia di bene  è importante perché, come ci siamo detti con Papa Francesco, il mare immenso è fatto di tante infinite piccole gocce ».

À suivre…

Ce vendredi 21 janvier 2022, Titus Curiosus – Francis Lippa

Ecouter l’admirable chanson « Tu crois ô beau soleil », de Louis XIII (et Pierre de La Barre) : magique acmé du génial CD d’Arnaud De Pasquale « Le Fier virtuose _ le clavecin de Louis XIII »…

20jan

Le magique _ et magistral ! _ CD « Le Fier virtuose _ le clavecin de Louis XIII » (CD Château de Versailles Spectacles CVS 047) du claveciniste _ virtuose… _ Arnaud De Pasquale _ avec ici, un bref échantillon vidéo de 2′ _,

a probablement pour acmé la chanson _ merveilleuse ! _avec ses variations _ splendides : par Pierrre de La Barre, épinette et organiste du roi…_,  composée par le roi Louis XIII lui-même, « Tu crois ô beau soleil« ,

telle que rapportée et spécifiquement notée par Marin Mersenne en son « Harmonie universelle » (de 1636-37)…

De cette chanson composée par Louis XIII,  une seule version chantée m’a jusqu’ici été accessible sur le web :

celle réalisée, en 1967, sur le disque Pathé-Marconi DTX 329 _ cf ici les intéressantes précisions données au verso de ce disque… _ intitulé « Louis XIII Roi de France » _ un enregistrement comportant, outre cette chanson « Tu crois ô beau soleil«  (suivie de ses diminutions réalisées par Pierre Chabanceau de La Barre, « épinette et organiste du Roi et de la Reyne«  : des diminutions « que les mains les plus adroites et les plus vites peuvent exécuter« , comme l’indique Marin Mersenne, « afin que cet exemple serve d’idée à la perfection du beau toucher« …), le célèbre « Ballet de la Merlaison«  (de 1635), ainsi que les brefs Psaume CXXX et Psaume V _, par divers musiciens du Groupe des Instruments Anciens de Paris, dirigé par Roger Cotte :

les chanteurs Geneviève Roblot (soprano), Michel Fauchet, Jacques Husson (ténors) et Bernard Cottret (basse), avec, au luth, Jean-Pierre Cotte, et au clavecin, pour les diminutions, Marcelle Charbonnier.

Sur ce précieux podcast de 24′,

le « Ballet de la Merlaison » est donné du début jusqu’à 12’54 ;

et c’est à 12′ 55 que débute la chanson « Tu crois ô beau soleil« , interprétée par les 4 chanteurs ;

puis, de 15′ 02 à 21′ 24, la claveciniste Marcelle Charbonnier interprète les diminutions réalisées par Pierre de La Barre sur la chanson du roi… 

On peut comparer cette réalisation de 1967 avec celle de février 2005, instrumentale seulement, cette fois, et historiquement mieux informée _ et vraiment très belle, déjà… _ d’Olivier Schneebeli, avec les Symphonistes du Centre de Musique Baroque de Versailles, sur le très réussi CD Alpha 097 intitulé « Nicolas Formé _ Le Vœu de Louis XIII » :

le podcast de la chanson dure ici 2′ 24…

Pour revenir à l’interprétation, absolument, merveilleuse, au clavecin, d’Arnaud De Pasquale

en son admirable CD « Le Fier virtuose _ le clavecin de Louis XIII » (CD Château de Versailles Spectacles CVS 047),

celle-ci se situe à la plage 20 de ce CD (d’une durée totale de 70′ 36),

et dure 9’46 :

elle constitue à coup sûr l’acmé de cet admirable travail d’interprétation d’Arnaud De Pasquale… 

Le 10 janvier dernier, sur l’excellent site ResMusica,

l’excellent organiste Frédéric Muñoz, a publié une excellente très éclairante chronique, très justement intitulée « Arnaud De Pasquale nous révèle le clavecin français sous Louis XIII« ,

que je m’empresse de donner ici,

avec mes farcissures :

Arnaud de Pasquale nous révèle le clavecin français sous Louis XIII

Le clavecin en France sous Louis XIII représente la période d’éclosion _ oui ! _ de cet instrument, appelé à s’imposer jusqu’à la fin de l’Ancien Régime. Arnaud de Pasquale nous propose de mieux connaitre ce monde fascinant, inspiré par la danse _ un art très français _ et par l’Italie.

Le règne de Louis XIII se déroule depuis la mort d’Henri IV en 1610 et ce durant 33 ans _ 14 mai 1610 – 14 mai 1643. Comme nous l’explique Arnaud de Pasquale, ce monde déjà lointain ne laisse que quelques traces _voilà _ presque tardives _ oui _ à l’exception de rares pièces dont l’une _ la chanson « Tu crois, ô beau soleil » composée par le roi Louis XIII, suivie de ses diminutions réalisées par l’épinettiste du roi, Pierre de La Barre _ dans le Traité de l’Harmonie universelle du Père Marin Mersenne, et d’autres de Jacques Champion de Charbonnières ou de Louis Couperin. Cette période connait sous l’impulsion même du roi, danseur _ oui _ et compositeur _ oui _, un élan sensible vers la musique de ballet _ oui _ où la danse occupe _ bien sûr _ une place centrale. Divers instruments _ oui _ servent ces musiques dont le luth, la viole ou le clavecin. L’improvisation y est très présente _ oui, ainsi que les diminutions _ ce qui permet d’adapter au mieux les situations. Le programme offre ainsi une quarantaine de pièces dont certaines sont originales _ au disque _ et constituent quelques points de repères utiles. Les autres sont des adaptations pour le clavier _ voilà _ par l’interprète. Tout un monde nouveau _ oui : à dimension de continent, même ! _s’offre alors à l’écoute au travers de musiques issues de ballets de cour ou un groupe assez vaste d’auteurs _ oui ; ainsi que quelques pièces demeurées anonymes, aussi _ intervient.

Une ambiance de fête _ absolument ! _ traverse ce disque _ et il fallait bien çà pour ce roi au tempérament mélancolique… J’ai déjà dit ailleurs (cf mon livret du  CD « Un portrait musical de Jean de la Fontaine«  dont j’ai composé 90 % du programme…), que le chanteur (d’origine bayonnaise), Pierre de Nyert (1597 – 1682) était à disposition permanente, jour et nuit, du Roy, pour le distraire de ses accès de mélancolie… Les pièces sont judicieusement regroupées par tonalités en quatre suites en ut, ré, fa et sol, mais l’auditeur pourra s’amuser à les écouter également en lecture aléatoire comme le permettent la plupart des appareils. On découvrira même _ au moins _ deux pièces écrites par le roi Louis XIII lui même _ oui : il a probablement participé à quelques pièces de divers ballets de cour… Ces musiques s’inspirent encore du siècle passé _ oui _  où la danse était omniprésente en Europe _ et plus particulièrement encore en France ; mais les musiques, de même que les musiciens, d’ailleurs, aussi, circulaient beaucoup, beaucoup, de par l’Europe entière… _, comme l’atteste cette Courante de Michael Praetorius, réminiscence de la Renaissance.

Arnaud de Pasquale a choisi deux clavecins qui lui paraissent traduire au mieux la musique française de ce début du XVIIᵉ siècle. Aucun clavecin français de l’époque _ hélas _ ne subsiste, le premier _ conservé _ étant de 1658, construit par Jean Denis ; aussi le claveciniste s’est-il plutôt tourné vers des copies d’instruments qui circulaient à la cour à cette époque, notamment des modèles flamands et italiens. On entendra ici un instrument d’esprit italien construit en 2005 à Barbaste par Philippe Humeau _ oui _  et un autre, flamand, restauré par Emile Jobin en 1991, édifié par Ioannes Rückers, de 1612. Ces instruments sonnent assez différemment de ceux qui viendront par la suite _ oui _ et exaltent magnifiquement _ oui, oui _ ce répertoire _ plutôt jubilatoire (et éloigné de la musique anglaise, à la Dowland)… _ de danceries et de chansons…

Dans cette frénésie rythmique _ voilà ! que sert splendidement la virtuosité dépourvue de tout maniérisme d’Arnaud De Pasquale _ on retrouve les fastes de la Renaissance pas si éloignés encore _ certes… Et Louis XIII, très cultivé, avait aussi une mère italienne… Une montée en puissance s’opère par moments jusqu’à demander la complicité _ jubilante _ de François Guerrier au deuxième clavecin dans quelques mouvements endiablés _ voilà : mais sans hystérie… _ qui rendent les instruments envahissants enivrants _ oui. Arnaud de Pasquale transcende ces répertoires « retrouvés » par un jeu très vivant _ oui ! _ et puissant _ oui _, et par la portée _ éloquente _ qu’il procure au discours _ oui. Le clavecin ainsi représenté préfigure l’époque suivante qui verra l’apogée _ à partir de Frescobaldi, Froberger et Louis Couperin, pour commencer… _ de cet instrument sous les règnes de Louis XIV et Louis XV, et se prolongera jusqu’à la fin de la royauté avec l’arrivée du pianoforte _ en effet.

Œuvres d’Etienne Moulinié (1600-1669), Jacques Chambonnières (1601-1672), Charles Bocquet (1570-1615), Anthoine Boësset (1586-1643), Louis XIII (1601-1643), Louis Couperin (1626-1661), Guillaume Dumanoir (1615-1697), Michael Praetorius (1571-1621), Claude Le Jeune (1528-1600).

Quatre Suites en Ré, Ut, Fa et Sol d’après divers auteurs français du XVII° siècle, reconstituées et jouées par Arnaud de Pasquale :

clavecins Philippe Humeau et Emile Jobin d’après Joannes Ruckers et un modèle italien.

1 CD Château de Versailles Spectacles.

Enregistré au château de Montgeroult en septembre 2019.

Livret en français, anglais et allemand.

Durée : 70:36

Un CD absolument enthousiasmant !!!

Et donc indispensable !!!

Ce jeudi 20 janvier 2022, Titus Curiosus – Francis Lippa

Se réenchanter à des chefs d’oeuvre interprétés de frais : de Schubert (II), le « Schwanengesang », par Julian Prégardien et Martin Helmchen (double CD Alpha 748)

19jan

Après le second volet _ le Quintette à cordes avec 2 violoncelles D. 956_ du double CD Alpha 748,

et l’appréciation qu’y porte Matthieu Roc, sur ResMusica,

proposée en mon article d’avant-hier (« « ),

voici que ce jeudi 19 janvier 2022,

c’est Jean-Charles Hoffelé qui consacre la chronique de ce jour sur Discophilia, au premier volet de ce double CD Alpha 748 :

le Schwanengesang D. 957, magistralement porté par le ténor Julian Prégardien et le piano de Martin Helmchen…

Pourquoi si tardivement ces deux articles  consacrés à de double CD paru cet automne ?

De même que pourquoi si tard mes deux propres articles ?..

Parce que ces interprétations, magistrales, nécessitaient, pour être les plus justes possible, le temps de la maturation de l’écoute…

Voici donc cet article intitulé « La mort ?« …

LA MORT ?

D’un tempo filant, son piano comme une guitare, Martin Helmchen emporte à tout crin le ténor d’Evangéliste de Julian Prégardien, Ganymède certain de ne pas mourir dans l’étreinte de l’aigle Zeus, et lui distillant des charmes. Vite, on ne saurait mourir !

Mais la mort, c’est le Quintette, symphonie à cinq cordes, qui proclame son héros et le précipite au brasier, un Siegfried prêt au sacrifice dès la première rage des archets. Cet album nous cause d’Allemagne, noir, empoisonné, fatal ; au travers de Schubert, il convoque les affres d’un destin, celui d’une civilisation qui s’est exhaussée dans un imaginaire à jamais perdu hors des notes et des mots qu’il aura produits.

Ces deux disques nous parlent de la conscience historique que de jeunes interprètes, des Allemands d’aujourd’hui _ voilà : a-romantiques,  _, ont de leur âme, car outre-Rhin, l’âme est encore affaire de culture, on en rêverait en bord de Seine où la culture n’est plus qu’une _ inconsistante _ « manifestation »…

Mais ne dévions pas. Julian Prégardien et Martin Helmchen sectionnent leur Schwanengesang après Aufenthalt, qui est un avertissement, « Fliessen die Thränen » _ « Mes larmes coulent »... D’un côté _ LudwigRellstab et sa poésie du sentiment, jusqu’à la vaine révolte, de l’autre _ HeinrichHeine et ses vers déjà d’un autre monde. Entre, Martin Helmchen met la respiration d’une Romance sans parole _ de Felix Mendelssohn _, comme un regret d’un temps _ de  vie et heureux _ à jamais révolu.

Puis le Chant du cygne retentit à nouveau, les brumes, l’abîme, la voix blanchie face au double _ « Der Doppelgänger«  _, le sinistre défi de L’Atlas. Un mot encore, pour Julian Prégardien qui parvient (le sait-il seulement ?) à être à la fois de timbre Ernst Haefliger et de mot Peter Schreier _ probablement : le double compliment est d’importance.

Et puis, rincés, vidés, furieux peut-être, le noir Quintette vous engloutira dans son abyme _ mais implacablement a-romantique. Terminus.

LE DISQUE DU JOUR

CD 1

Franz Schubert (1797-1828)


Schwanengesang, D. 957
Schwanengesang, D. 744
Quintette pour cordes en ut majeur, D. 956


Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847)


Adagio non troppo (No. 3, extrait des « Lieder ohne Worte, Op. 30 »)


Fanny Mendelssohn-Hensel (1809-1847)


Schwanenlied (No. 1, extrait des « 6 Lieder, Op. 1 »)

Julian Prégardien, ténor
Martin Helmchen, piano

CD 2

Franz Schubert


Quintette pour cordes en ut majeur, D. 956

Christian Tetzlaff, violon
Florian Donderer, violon
Rachel Roberts, alto
Tanja Tetzlaff , violoncelle
Marie-Elisabeth Hecker, violoncelle

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Un album de 2 CD du label Alpha Classics 748

Photo à la une : le ténor Julian Prégardien – Photo : © Peter Rigaud

Ce mercredi 19 janvier 2022, Titus Curiosus – Francis Lippa

Le Palmares, pour l’année 2021, de l’International Classical Music Awards 2022

18jan

Ce mardi 18 janvier 2022

vient d’être officiellement proclamé le Palmarès de l’International Classical Music Awards pour l’année 2021.

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ICMA 2022 – THE WINNERS

Here is the list with the ICMA winners of the year 2022,

as established by the Jury comprising the jury members from the following media :


ANDANTE (Turkey) – CRESCENDO (Belgium) – DAS ORCHESTER (Germany) – DEUTSCHE WELLE (Germany) – IMZ (Austria) – MUSICAL LIFE (Russia) – MDR KLASSIK (Germany) – MUSICA (Italy) – MUSIK & THEATER (Switzerland) – OPERA (UK) – ORPHEUS RADIO (Russia) – PIZZICATO (Luxembourg) – POLISH RADIO CHOPIN (Poland ) – RADIO 100,7 (Luxembourg) – RADIO ROMANIA MUZICAL (Romania) – RESMUSICA (France) – RONDO CLASSIC (Finland) – SCHERZO (Spain) – UNISON (Croatia)

LIFETIME ACHIEVEMENT AWARD


Adam Fischer, conductor


For decades Adam Fischer has enriched the discographic catalogues with mostly complete recordings of symphonists like Haydn, Mozart, Beethoven or Mahler as well as selected operas. His interpretations, always full of character, display tonal refinement and a broad spectrum of colour as well as striking tempos, drama and clarity. In particular, his many interpretations of 18th century repertoire enable the listeners to experience new views. Adam Fischer always stands for artistic alternatives in the best sense.

ARTIST OF THE YEAR


Martin Fröst, clarinet


Martin Fröst is an artist who breaks boundaries and who is certainly not limited to the core repertoire of his instrument, but is constantly looking for something new. He plays Vivaldi as well as new works with equally imaginative virtuosity and finds a fresh, inspired grip on the classics. In his hands, the clarinet becomes an extension of the human voice and a magic wand of new sound worlds. The transition to conducting orchestras was a natural step for Fröst, and in that role he also shows the same sovereign and wide-ranging musicianship and transfers his own energy to the entire orchestra.


YOUNG ARTIST OF THE YEAR


Gennaro Cardaropoli, violin


At only 24 years of age, Gennaro Cardaropoli is one of the purest talents on the international violin scene: the only Italian to win the Grumiaux Prize, in recent years he has performed in Vienna, Berlin and New York and has made his recording debut with Warner Classics. And in his playing one can clearly hear the heritage of Salvatore Accardo’s school, together with an expressive elegance and a subtlety in phrasing that are reserved only for great artists.


DISCOVERY AWARD


Julian Kainrath, violin


The violinist Julian Kainrath, born in Merano in 2005, is a scholarship holder of the Liechtenstein Music Academy. He has already attracted attention on several occasions. At the Verbier Festival 2019 he met Marc Bouchkov, who has been his mentor ever since. Meeting the pianist Till Fellner a year later opened up further opportunities for him to showcase his talent and develop himself. Last summer, at the Accademia Chigiana in Siena, the next artistically important encounter came with Ilya Gringolts. ICMA follows Julian Kainrath’s continuous and consistent development with great interest and is documenting this with the Discovery Award 2022.

COMPOSER AWARD


Sebastian Androne


Romanian composer Sebastian Androne is a true talent, mixing creativity and versatility both in contemporary music and also in soundtracks for cinema and theatre. Born in 1989, he studied in Romania, France, Great Britain and Switzerland. He is a prizewinner of the some of the important international competitions dedicated to composers, including the International Film Music Competition in Zürich (2018). Music means to communicate with the audience – this is Androne’s artistic credo, expressed in his almost 100 works.

LABEL OF THE YEAR


Château de Versailles Spectacles


With the release of nearly 50 CDs and a dozen DVDs, the Château de Versailles Spectacles label has taken just four years to establish itself as one of the most relevant in the international market, especially in the field of Baroque and Early Music. And it has done so through the attractiveness of the works (many of them world premiere recordings, and practically all of them recorded in the Palace of Versailles), the quality of the ensembles and artists, the excellent quality of the sound recordings and a presentation so luxurious that it can only be described as Versaillesque.

ORCHESTRA AWARD


Francisco Coll, composer


In just a few years, the young Valencian composer Francisco Coll, winner of the ICMA Composer Award 2019, has become one of the great realities of contemporary European musical creation. His works, characterized by overflowing imagination and structural richness, as well as by an unquestionable and very attractive technical virtuosity, are commissioned by some of the most important international soloists, ensembles and orchestras. Moreover, his ability to communicate with a wide audience seems to guarantee a bright future for this only disciple of Thomas Adès. For all this he receives this year the Orchestra Award granted by the Luxembourg Philharmonic.

SPECIAL ACHIEVEMENT AWARD


Pierre Cao, conductor


After winning the Malko Conducting Competition in 1968, Pierre Cao became Assistant Conductor of the former RTL Symphony Orchestra and Music Director of the chamber orchestra Les Musiciens. He was one of the founders of the INECC (European Institute of Choral Singing). In 1999 he created the choir Arsys Bourgogne and became the Artistic Director of Les Rencontres Musicales de Vézelay. A passionate and uncompromising teacher, he was also particularly attracted to the Baroque movement, and his work in this field makes him a point of reference.

SPECIAL ACHIEVEMENT AWARD


Michael Korstick, piano


Despite having been called Mr Beethoven, Michael Korstick shows in a very broad repertoire and on almost 60 recordings an astonishingly determined and sovereign style of playing, which however remains free of airs and graces, always striving for clarity of the composer’s message. Though he meticulously prepares every interpretation, his performances achieve a spontaneity that makes the music sound newly minted.

EARLY MUSIC


Basevi Codex – Music at the Court of Margaret of Austria

Dorothee Mields, soprano
Boreas Quartett Bremen

Audite
97.783


The brilliant Dorothee Mields and the excellent Boreas Quartett Bremen take us on a fascinating musical journey through time and inspire us with their high art of interpretation, with a perfect mixture of intimacy, simplicity and feeling for the improvisational gesture of the works.


BAROQUE INSTRUMENTAL

The Mad Lover
Eccles – Purcell – Dunford – Matteis

Théotime Langlois de Swarte, violin

Thomas Dunford, lute

Harmonia Mundi
HMM902305


With this CD, the violin of Théotime Langlois de Swarte and the lute of Thomas Dunford come together in a very intimate vision of English melancholic music at the turn of the 18th century, exploring the theme of madness in love. Welcomed for the first time by Harmonia Mundi, this unique duo represents two of the most talented musicians of the young generation. The slow movements are immensely touching, in a language close to improvisation. In the variations, both musicians lead us into a whirlwind of perfectly mastered virtuosity. Very great art !

BAROQUE VOCAL

Anima Aeterna
Fux – Handel – Nucci – Zelenka

Jakub Józef Orliński, countertenor

Il Pomo d’Oro, Francesco Corti

Erato
9029674390


The perfect recipe for a successful production: outstanding voices – Jakub Józef Orliński and Fatma Said – an orchestra and a conductor perfectly attuned to the specificity of baroque music, and repertoire featuring several world premieres and other less known pieces. Orliński, one of the greatest countertenors of our time, shows not only excellent vocal abilities, but also a rare musical intelligence. A must-have for all those who love baroque music.

VOCAL MUSIC

Schumann : Complete Songs

Christian Gerhaher, baritone

Gerold Huber, piano

Sony Classical
19439780112


Schumann’s Lieder are not only pearls of lyricism, but the most colourful and dramatic pieces of theatre – each one in a small, closed form. Presenting them all in their richness and variety is an incredible challenge. Christian Gerhaher and Gerold Huber – with important help from the singers Camilla Tilling, Julia Kleiter, Sibylla Rubens, Wiebke Lehmkuhl and Martin Mitterrutzner – do it with deep and insightful comprehension and vocal artistry of the highest possible quality. They do not only sing, but narrate stories and relish the detail of the poetry. The effect is indeed pure musical poetry.

CHORAL MUSIC

Gioachino Rossini : Petite Messe Solennelle


Sandrine Piau, soprano, Josè Maria Lo Monaco, mezzo-soprano, Edgardo Rocha, tenor, Christian Senn, baritone, Francesco Corti, Cristiano Gaudio, piano – Daniel Perer, harmonium, Coro Ghislieri
Giulio Prandi

Arcana
A494


The Petite Messe Solennelle is an enigmatic and mysterious masterpiece. Perhaps it is only with this recording (which for the first time makes use of the new critical edition), wonderfully conducted by Giulio Prandi with the Ghislieri Choir and four top class singers, that we can truly understand the mysteries of the old Rossini, who winks at the opera theatre but from a now distanced perspective.

OPERA

Vincenzo Bellini : Il Pirata


Javier Camarena, Marina Rebeka, Franco Vassallo Antonio Di Matteo, Gustavo De Gennaro, Sonia Fortunato

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania

Fabrizio Maria Carminati

Prima Classic
PRIMA010


This recording of Bellini’s Il Pirata, comes from where the opera is set : Sicily. With his light, supple and still very youthful voice, Javier Camarena is an ideal interpreter of the title role. Marina Rebeka interprets Imogene expressively and with dramatic impetus. With his rich baritone, Franco Vassallo is a very impressive Ernesto. All the other roles are well cast, and there are also good performances from the orchestra and chorus of the Teatro Massimo Bellini that all add up to make this recording a real treat.

SOLO INSTRUMENT

Niccolò Paganini : 24 Caprices

Alina Ibragimova, violin

Hyperion

CDA68366


Alina Ibragimova is one of the brightest violinists of our time. Her latest album with Paganini’s 24 Caprices sets a new high standard, with the violinist displaying nonchalant virtuosity, amazing imagination if not borderline audacity. Her very personal interpretation offers continuously enriching surprises with each Caprice.


Ex aequo

Leoš Janáček : On an Overgrown PathPiano Sonata 1.X.1905In the Mists

Lars Vogt, piano


Ondine

ODE1382-2


In this Janáček programme, Lars Vogt expresses the intimacy of the music very sensitively. This subtle atmosphere is created because Vogt, like the great Ivan Moravec before him, is a singer at the piano, combining tension with naturalness, and turns accents into nuanced, music-inherent developments, unobtrusive throughout in the character of an improvisational reflection.

CHAMBER MUSIC

Ludwig van Beethoven : Violin Sonatas Nos. 8-10

Frank Peter Zimmermann, violin
Martin Helmchen, piano

BIS 2537

Violinist Frank Peter Zimmermann took a long time before recording Beethoven’s sonatas, having found only with Martin Helmchen the partner to tackle this challenge with him. Now the cycle has found its completion with the final three sonatas. Always focused on the music and not on self- expression, they bring an organic soulfulness to their music-making. Each colleague feels when to stand back and give his partner more prominence. At the same time, everything seems extremely energetic, spontaneous and fresh.

CONCERTOS

Beethoven – Berg – Bartók


Frank Peter Zimmermann, violin

Berliner Philharmoniker
Alan Gilbert, Daniel Harding, Kirill Petrenko

Berliner Philharmoniker Recordings

BPHR210151


Nearly four decades of fruitful artistic cooperation connects Frank Peter Zimmermann and the Berlin Philharmonic Orchestra. The superb two-CD box showcases the violinist with conductors Daniel Harding, Kirill Petrenko and Alan Gilbert exploring the famous concertos by Beethoven, Berg and Bartók. Zimmermann’s warm and richly shaded tone oscillates between highest subtlety, introversion and powerful expression. His multifaceted craftsmanship forms a perfect complement to the organic and colour-saturated sound of the renowned orchestra.

SYMPHONIC MUSIC

Anton Bruckner : Symphony No. 4 (3 versions)

Bamberger Symphoniker
Jakub Hrůša

Accentus Music
ACC 30533


Bruckner’s Symphony No. 4 has never been presented as lavishly on CD than in this four-CD set. Bamberger Symphoniker under the baton of Jakub Hrůša have recorded all three existing versions plus alternative movements and fragments of this monumental symphony. The listeners are very well served by these recordings and the most rewarding of them all is undoubtedly the 1874 version which has never been heard in a more fresh and colourful, imaginative, and richly blossoming performance than in this one under Jakub Hrůša. The recorded sound is also exceptional.

CONTEMPORARY MUSIC

Francisco Coll


Violin ConcertoHidd’n BlueMural4 Iberian MiniaturesAqua Cinerea

Patricia Kopatchinskaja
Orchestre Philharmonique du Luxembourg
Gustavo Gimeno

Pentatone

PTC 5186951


Francisco Coll, winner of the ICMA 2019 Composer Award, writes music distinguished by depth and individuality, combining modern musical language with the colourfulness and energy inherent in the musical culture of Spain. These outstanding creative qualities attracted Patricia Kopatchinskaja, famous for her love of discoveries. She shows off her stupendous skills in the premiere recording of Coll’s Violin Concerto and Four Iberian Miniatures. The composer reveals himself as a symphonist and master of orchestral writing in the other pieces on this disc. The jury also highlights the sound of the Orchestra Philharmonique du Luxembourg under its chief conductor, Gustavo Gimeno, compatriot of Coll, and the excellent technical level of the recording.

ASSORTED PROGRAMS

Nikolai Kapustin


Piano Concerto No. 4Concerto for violin, piano & strings Chamber Symphony Op. 105

Frank Dupree, piano,

Rosanne Philippens, violin


Württembergisches Kammerorchester Heilbronn
Case Scaglione,

Frank Dupree

Capriccio
C5437


Nikolai Kapustin was posthumously christened a ‘Russian in Gershwin’s clothing’. Whoever listens to the recording by Frank Dupree and the Württembergisches Kammerorchester is immediately convinced : this is no exaggeration. Kapustin’s music sounds filigree, virtuosic and full of relish, in an exciting and immediately gripping, transparent performance. The young violinist Rosanne Philippens also comes into play virtuously and confidently in the Double Concerto.

HISTORICAL RECORDINGS


The Complete Wilhelm Furtwängler on Records


Various composers


Berliner Philharmoniker,

London Philharmonic Orchestra
Lucerne Festival Orchestra,

Philharmonia Orchestra,

Wiener Philharmoniker

Wilhelm Furtwängler

Warner Classics
019025232405


Warner Classics has reissued a complete set of Wilhelm Furtwängler’s studio recordings, reuniting for the first time Deutsche Grammophon, Polydor, HMV, Decca and Telefunken in one release. This boxed set, which is indispensable to our knowledge of the conductor’s art, benefits from the expert work of Stéphane Topakian (editorial manager) and Christophe Hénault (sound restoration).

PREMIERE RECORDINGS

Antonio Salieri : Armida


Lenneke Ruiten, Florie Valiquette, Teresa Iervolino, Ashley Riches

Chœur de chambre de Namur,

Les Talens Lyriques

Christophe Rousset

Aparté
AP244


Aparté presents the world premiere recording of three-act opera Armida by Antoni Salieri. An intense love drama involving just four characters, it is perfectly performed by the soloists together with the orchestra Les Talens Lyriques and the Choeur de Chambre de Namur. The opera was premiered in 1771 in Vienna, and 250 years later we are grateful to Christophe Rousset for providing the opportunity to listen to this fantastic recording of a true masterpiece by the young Salieri.

VIDEO PERFORMANCE

Erich Wolfgang Korngold : Die tote Stadt


Jonas Kaufmann, Marlies Petersen, Andrzej Filonczyk, Jennifer Johnston Mirjam Mesak, Corinna Scheuerle, Manuel Günther, Dean Power

Chor der Bayerischen Staatsoper,

Bayerisches Staatsorchester
Kirill Petrenko
Regie: Simon Stone

Bayerische Staatsoper Recordings
BSOREC1001


In this sensational production from Munich, the Bayerische Staatsoper was right to cast Jonas Kaufmann in the tenor role. His brilliant performance is the major highlight of this album. Kirill Petrenko’s commitment to the Bayerische Staatsorchester is evident, and the vital breath of his conducting is always in harmony with the sensual score. The chorus and children’s choir are equally central to this recording which brilliantly marks the birth of a new label.

VIDEO DOCUMENTARIES

A World Without Beethoven ? Sarah Willis, Martin Roddewig C-Major

757008


A world without Beethoven ? It’s simply unimaginable. In Martin Roddewig’s documentary, the famous horn player Sarah Willis of the Berliner Philharmoniker travels through the realms of rock and classical music, jazz and film scores. In interviews with musicians and managers, the documentary shows how profoundly Beethoven’s innovations have shaped the music of centuries to come. This film is witty and highly entertaining.

Une information discographique assurément intéressante _ comme peut l’être un palmarès….

Ce mardi 18 janvier 20222, Titus Curiosus – Francis Lippa

Une splendeur de CD de récital de chant baroque que j’avais manqué à sa parution en janvier 2021 : le merveilleux « Royal Handel » de la mezzo-soprano Eva Zaïcik, avec Le Consort…

17jan

En récapitulant les CDs de ma discothèque de l’Ensemble Le Consort

ainsi, aussi, que ceux du violoniste virtuose Théotime Langlois de Swarte,

j’ai pris de conscience que j’avais manqué, au mois de janvier de l’année dernière, 2021 _ quand règne toujours la pandémie _ la parution du CD Alpha 662 « Royal Handel« ,

de la mezzo-soprano Eva Zaïcik et l’Ensemble Le Consort.

Ensemble Le Consort au nombre des excellents instrumentistes duquel fait éminemment partie le violoniste Théotime Langlois de Swarte

_ à la généalogie familiale duquel, il se trouve que, à partir du 25 mai 2021

(cf mon article «  « , et en réagissant ainsi à l’infini plaisir pris à son CD, avec Thomas Dunford, « The Mad Lover » ; cf mon article du 12 mai précédent : « « …),

je me suis très vivement intéressé ;

et cela, pour avoir été collègue et ami, en lycée, à Arcachon (Grand Air), puis à Libourne (Max Linder), de son oncle maternel Thibault de Swarte ;

cf mes articles récapitulatifs successifs de cette généalogie de la famille de Swarte, autour de Thibault ainsi que de Timothée,

en date du 12 juin 2021 (« « ),

du 20 juin 2021 (« « ),

puis du 29 juin suivant (« « ). Fin ici de l’incise généalogique…

Aux très marquantes réalisations musicales discographiques de Théotime Langlois de Swarte, ainsi que celles de l’Ensemble Le Consort,

j’ai consacré une série de 7 articles :

les 29 janvier 2019 (« « ),

20 février 2019 (« « ),

16 août 2019 (« « ),

12 mai 2021 (« « ),

..;

16 août 2021 (« « ),

15 septembre 2021 (« « ),

et 8 décembre 2021 (« « ).

J’en viens donc, enfin, à l’émerveillement de ce CD « Royal Handel » (Alpha 662), enregistré au mois de juin 2020, à Paris, au Temple du Saint-Esprit,

et paru, donc, au mois de janvier 2021 : je ne l’avais pas vu passer…

Le répertoire vocal des opéras (ainsi qu’oratorios) de Haendel est extrêmement riche, et probablement pas encore exhaustivement exploré  _ c’est à voir… _ par l’enregistrement discographique : à l’égal du répertoire vivaldien, au tout premier chef ; mais aussi de l’ensemble du répertoire, en particulier italien (mais pas seulement : français aussi…) de l’opéra à l’époque baroque, déjà…

Mais si l’enregistrement discographique (ou vidéo) d’un opéra coûte assez cher _ et se fait ainsi de plus en plus rare sur le marché de l’offre discographique _,

il n’en est pas tout à fait ainsi de l’enregistrement, pour un CD, d’un récital d’un chanteur…

D’où la pratique _ se développant maintenant depuis plusieurs décennies… _ de la production discographique d’enregistrements consacrés, ou bien à une anthologie d’airs choisis d’un même compositeur _ tel ici Haendel _, ou bien au choix souvent intéressant et avisé d’un aperçu thématique d’airs empruntée à divers compositeurs d’une même époque _ comme pour le très excellent CD « Amazone » (le CD Erato 0190295065843) de Léa Désandré et Jupiter, dirigé par Thomas Dunford ; cf mes articles des 17 (« « ) et 28 octobre (« « ), ainsi que l’article panoramique du 5 décembre 2021 (« « )…

Aujourd’hui, c’est la très remarquable mezzo-soprano Eva Zaïcik _ décidément le timbre charnu et sensuel de mezzo me charme tout spécialement... _ qui, même si c’est avec retard par rapport à la parution de ce CD, il y a tout juste un an, m’enthousiasme superbement !!!

Et son art éminemment sensible du chant…

J’ai recherché divers articles qui ont été consacrés par la critique à ce CD « Royal Handel » de janvier 2021 ;

et je me permets de les faire partager ici :

_ »Royal Handel – Zaïcik : une heure de bonheur total« , un _ très fouillé et très juste _ article de Pierre Benveniste, sur BaroquiadeS, le 2 février 2021.

_ « Chronique d’album : « Royal Handel », d’Eva Zaïcik« , un article d’Elodie Martinez, sur Opera Online, le 5 février 2021.

_ « Eva Zaïcik et Le Consort illuminent un florilège d’airs d’opéra de Haendel« , un article de Cécile Glaenzer, sur ResMusica, le 5 février 2021.

_ « « Royal Handel », souveraine Eva Zaïcik !« , un article de Jean Lacroix, sur Crescendo Magazine, le 9 février 2021.

Articles que voici successivement :

1) Royal Handel – Zaïcik


Royal Handel - Zaïcik©


Une heure de bonheur total

Difficile de rassembler dans un album des airs représentatifs de l’œuvre lyrique de Georg Friedrich Haendel (1685-1759), auteur d’une cinquantaine d’opéras serias _ voilà ! _, sans compter les pasticcios _ en effet… L’option choisie dans le présent enregistrement a privilégié un épisode _ oui : 1719 – 1728 _ de la longue carrière de Haendel, c’est-à-dire la création de la Royal Academy of Music en 1719, institution dont Haendel fut le directeur artistique et que la postérité appela Première Académie.

La création d’une pareille institution, unique à son époque, témoigne de l’audace de Haendel ; il s’agissait en effet d’une véritable entreprise privée financée en partie par des mécènes, dont le souverain lui-même, mais également par les souscriptions et la vente des places. Disposant au départ de capitaux confortables, Haendel pourra ainsi au gré de ses voyages en Italie _ oui _, recruter les meilleurs interprètes du temps notamment le fameux castrat Francesco Bernardi (dit Senesino) et aussi Margherita Durastanti, Francesca Cuzzoni, Faustina Bordoni… Malheureusement, faute de gestionnaire compétent, les meilleurs chanteurs du monde et un directeur musical de génie ne purent éviter l’arrêt de l’activité de l’entreprise du fait de comptes déficitaires _ voilà…

Le présent CD propose un portrait musical de cette première Royal Academy of Music qui fonctionna entre 1719 et 1728. A un choix d’airs particulièrement marquants _ oui _ de Haendel s’ajoutent ceux de Attilio Ariosti (1666-1729) et Giovanni Bononcini (1670-1747), compositeurs ayant également participé _ en effet _ à cette aventure _ londonienne. Il est tentant d’imaginer que ce programme fut chanté par Senesino lors d’une soirée privée organisée par Haendel à son domicile.

Ce choix d’airs se justifie sur le plan artistique car cette période de la carrière de Haendel est exceptionnellement riche en chefs-d’œuvre _ absolument ! _ : Giulio Cesare, Ottone, Radamisto, Tamerlano, Rodelinda. De plus, en raison d’un laps de temps de moins de dix ans encadrant les œuvres choisies, on pouvait s’attendre à une unité stylistique certaine. En outre, place était donnée à des airs extraits d’opéras de Haendel très rarement joués _ oui _ comme Siroé, re di Persia, Flavio, re di Longobardi, Admeto, re di Tessaglia, Floridante ; ou encore à des extraits d’opéras de ses collègues de l’époque comme Caio Marzio Coriolano (1723) de Ariosti, et Crispo de Bononcini, permettant ainsi de découvrir quelques pépites _ mais oui !

Cet album apporte des émotions profondes _ oui ! _ et de grandes satisfactions _ oui. Il est intéressant de constater que les airs des deux compositeurs « invités », Ariosti et Bononcini s’intègrent parfaitement _ oui _ dans ce programme. Bien que Ariosti fût près de 20 ans plus âgé que Haendel, sa musique ne donnait aucunement l’impression d’être archaïque quand le public de l’époque la comparait à celle du Saxon. De nos jours, on considère que c’est plutôt ce dernier qui regarde vers le passé récent de son séjour italien, voire celui plus lointain de l’opéra vénitien de la deuxième moitié du 17ème siècle. En tout état de cause, les deux magnifiques airs que sont Sagri numi extrait de Caio Mario Coriolano (1723) d’Ariosti et Ombra cara tiré de Radamisto (1720) de Haendel ont un côté lamento proche de ceux de Francesco Cavalli (1602-1676) _ oui. La notice de l’album _ signée conjointement par Sophie de Bardonnèche, Justin Taylor et Théotime Langlois de Swarte _  insiste aussi avec raison sur la virtuosité orchestrale et surtout violonistique d’une pièce comme E’ pur il gran piacere d’Ariosti qui nous rappelle l’art de Pietro Locatelli (1695-1764). Ce dernier a pu peut-être s’inspirer d’Ariosti dans L’Arte del violino (1723-7) presque contemporain. Il faut rappeler à ce propos que Ariosti fut un virtuose de la viole d’amour. C’est peut-être en hommage à ce compositeur décédé en 1729 que Haendel utilisera quelques années plus tard, dans le cadre de la Deuxième Académie, la viole d’amour dans Sosarme, re di Media (1732) et surtout dans Orlando (1733). En effet la fameuse scène du sommeil du paladin est accompagnée par deux violes d’amour appelées aussi joliment violettes marines.

Si on se concentre maintenant sur Haendel, on constate que les morceaux choisis comportent des airs tirés de trois grands succès : Giulio Cesare, Ottone et Radamisto, mais aussi d’autres opéras qui eurent peu de succès à leur époque et qui sont souvent considérés comme des œuvres mineures. De nos jours il faut cependant relativiser ces appréciations _ d’alors : en effet. C’est parfois le livret (cas de Riccardo I et de Floridante) qui est médiocre, notamment ceux de Paolo Antonio Rolli, souvent bâclés ; mais la musique est toujours admirable _ oui ! _ comme le montrent éloquemment l’extraordinaire récitatif accompagné Son stanco suivi par l’air Deggio morire tirés de Siroe, re di Persia (1728), un largo pathétique avec ses rythmes pointés. De même le récitatif accompagné extrêmement dramatique Inumano fratel et l’aria non moins bouleversante Stille amare extraits de Tolomeo re d’Egitto (1728) sont aussi des sommets _ absolument ! _ de l’œuvre de Haendel. Les deux scènes dramatiques précédentes sont juxtaposées avec intelligence dans l’album puisque écrites toutes les deux dans la sombre tonalité de fa mineur. On peut parier qu’avec une belle mise en scène, on pourrait remédier _ probablement _ à l’indigence du livret et rendre justice à ces opéras presqu’oubliés. Enfin Ombra cara tiré de Radamisto et également dans la tonalité de fa mineur, fait partie des airs les plus sublimes _ oui ! c’est le mot approprié ! _ du compositeur saxon.

Eva Zaïcik n’est pas une inconnue dans ces colonnes. Le disque Venez chère ombre, les spectacles Cadmus et Hermione et Dixit Dominus-Grand Motet y ont fait l’objet de chroniques. Dans l’album Royal Handel, la voix de cette mezzo-soprano possède une généreuse projection _ oui _ qui ne provient pas d’un artifice de l’enregistrement, car je l’ai écoutée plusieurs fois en concert avec la même sensation de plénitude _ voilà. Le timbre est chaleureux, coloré et sensuel _ oui. Ses couleurs sont multiples et changeantes en fonction du contexte dramatique _ oui. La ligne de chant est harmonieuse _ oui _, l’intonation, le legato et l’articulation parfaits _ voilà. J’ai été particulièrement impressionné par la beauté des vocalises, d’une précision millimétrée mais jamais mécaniques _ tout cela est parfaitement juste. Quoique tous les airs de l’album soient impeccablement chantés, j’ai une préférence pour l’air de passion et de fureur de Sesto _ du « Giulio Cesare in Egitto » de 1724… _ , L’aure che spira, et j’en ai déduit que Eva Zaïcik serait une interprète idéale pour ce rôle, un des plus beaux du répertoire de Haendel. Ombra cara _ du « Radamisto«  de 1720… _ est aussi une réussite majeure de la mezzo-soprano par l’intensité inouïe du sentiment _ oui _ et la splendeur _ oui _ de la voix éplorée, qui erre dans un dédale de gammes chromatiques des cordes renforcées par un basson caverneux, métaphore musicale du tourment de Radamisto. Ce récital d’Eva Zaïcik procure un plaisir et une émotion intenses _ oui ! Tout cela résulte d’une écoute très précise et très juste de ce récital…

Le Consort qui apporte son concours à ce projet est associé _ en effet _ depuis quelques années à Eva Zaïcik. J’avais été enthousiasmé par le disque Venez chère ombre consacré à des cantates françaises baroques. Mais ici la participation instrumentale me paraît plus aboutie encore _ c’est juste. Avec trois violons et tous les autres musiciens à l’unité, cet ensemble relève plus de la musique de chambre, ce qui convient parfaitement aux scènes intimistes comme dans l’air de Matilda, Ah! Tu non sai_ d’« Ottone, re di Germania« , de 1723… _, sorte de lente mélopée se déroulant pianissimo où la voix est soutenue très discrètement par un violon, une basse de viole soliste et le continuo. Pourtant cet ensemble sonne comme un orchestre dans les scènes de plein air comme la brillante aria di paragone : Agitato da fiere tempeste _ de « Riccardo Primo, re d’Inghilterra« , de 1720… _ où Riccardo Primo se compare au nocher pris dans une tempête que sa bonne étoile va mener jusqu’au port. Autre aria di paragone tiré de Caio Marzio Coriolano d’Ariosti, en 1723 _, E’ pur il gran piacer dont le magnifique solo de violon et les vertigineux unissons de l’ensemble au complet évoquent la colère d’un lion et sont exécutés avec une précision admirable _ cf les éclairantes remarques à ce sujet de Théotime Langlois de Swarte dans la petite vidéo de 4′ 45 consacrée à la présentation de ce CD.

L’audition de ce récital a attisé ma faim. Cette dernière ne pourra être apaisée que par un nouvel album consacré cette fois à la Deuxième Académie _ mais oui ! _, celle des opéras faisant appel à la magie comme les célébrissimes Orlando, Ariodante et Alcina et leurs satellites moins connus que sont Partenope ou encore Arianna in Creta. Cet enregistrement viendra peut-être dans l’avenir, mais pour le moment prenons le temps de savourer le présent.

Merci à Eva Zaïcik et au Consort de nous procurer une heure de bonheur total.


Publié le 02 févr. 2021 par Pierre Benveniste

2) Chronique d’album : « Royal Handel », d’Eva Zaïcik

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Chronique d’album : « Royal Handel », d’Eva Zaïcik

Xl_royal_handel……On se souvient _ oui _ du premier disque d’Eva Zaïcik et du Consort, Venez chère ombre, alors autour de la cantate française. Comme on ne change pas une équipe qui gagne, c’est avec plaisir que nous les retrouvons pour un nouveau disque, toujours chez Alpha Classics, intitulé Royal Handel.

Point de mystère avec ce titre : c’est bien le génie haendélien _ oui ! _ qui est ici mis en avant, mais pas uniquement par ses propres compositions, puisque nous retrouverons aussi les compositeurs Attilio Ariosti et Giovanni Bononcini dans le cadre de premiers enregistrements mondiaux. Un choix qui n’est évidemment pas dû au hasard, puisque si Haendel est au cœur de l’ouvrage, le terme « royal » du titre du disque réfère à l’Académie royale de Londres (la Royal Academy of Music), créée en 1719, à la tête de laquelle nous retrouverons le compositeur d’origine allemande, mais où l’on a également fait venir Attilio  Ariosti, originaire  de Bologne,  et  Giovanni  Battista  Bononcini, originaire  de  Modène. Ces deux _ compositeurs qui sont aussi de remarquables _ instrumentistes  à  cordes apportent  un nouveau souffle instrumental inspiré par une certaine jouissance de la virtuosité, que l’on perçoit par exemple dans « Strazio, scempio, furia e morte » ou encore « E’ pur il gran piacer« . Le livret accompagnant le disque rappelle par ailleurs _ en effet _ que « c’est Bononcini qui fait sensation en 1720 et 1721, tandis qu’Ariosti vole presque la vedette à Haendel en 1723 avec son Coriolano », dont est extrait « Sagri Numi » présent dans l’enregistrement. Toutefois, « dès 1723, le compositeur allemand éclipse ses rivaux en déployant son langage personnel, construit d’influences croisées entre l’Italie, l’Allemagne, la France et l’Angleterre ». Malheureusement, cette belle aventure prendra fin en 1728 face « aux cachets mirobolants des uns, aux personnalités extravagantes des autres ainsi qu’à de fortes rivalités », mais reprend vie avec ce disque qui se veut « un portrait musical de la première Royal Academy of Music, lieu d’ébullition musicale et de fourmillement créatif ».

C’est donc sans grande surprise que l’écoute s’ouvre par un air de Haendel, « Rompo i lacci » de Flavio, re de’ Longobardi, permettant de saisir l’oreille derechef, tout en étant ponctué de moments plus doux, et donnant la mesure des capacités d’Eva Zaïcik et du Consort. L’énergie est nette, sans accroc, franche, de même que les coups d’archets ou les doigtés du clavecin de Justin Taylor. On est ensuite apaisé par les mots « come o Dio ! Viver potro », qui nous enveloppe, avant que la flèche d’un rythme plus soutenu ne soit à nouveau décoché. On est donc happé, et c’est sans effort que l’on se laisse guider par le programme du disque qui se poursuit par « Sagri numi », extrait de Caio Marzio Coriolano (Ariosti), grand moment d’émotion, poignant, somptueux, qui laisse entendre le talent de la mezzo-soprano dans un registre plus profond, y compris vocalement. Alceste et son « Gelosia spietata Aletto » viennent nous extraire de cette paisible parenthèse avec fracas, et nous embarque dans la longue suite d’airs d’Haendel. Indubitablement, en écoutant Eva Zaïcik, nous avons l’impression de la voir devant nos yeux interpréter ces airs, tandis que les musiciens apparaissent lentement autour d’elle lors des passages instrumentaux. La force de l’interprète transparaît à travers l’enregistrement, et rend physique _ oui _ ce qui ne l’est pas. Sa voix, parfaitement maîtrisée, sert la musique, portée par les tout aussi talentueux musiciens de l’ensemble _ oui : eux aussi, avec elle, sont excellents. La diction, de même que la force de projection, sont merveilleusement dominées _ oui _ et ne connaissent aucune lacune _ en effet. Les coups d’archet _ de Théotime Langlois de Swarte et Mathilde de Bardonnèche _ de « Deggio morire » fendent le cœur, avant que ne s’y engouffre avec chaleur la voix veloutée de la chanteuse. Déchirant, et à la fois tellement beau, c’est tout juste si l’on ne prend pas plaisir à souffrir ici.

L’on pourrait en vérité s’arrêter sur chacun des airs proposés tant ils deviennent ici _ oui _ presque une œuvre à part entière, nous marquant chacun à sa manière _ singulière, oui _ et laissant découvrir à chaque note les talents de chacun. On retrouvera d’ailleurs Ariosti avec « E’pur il gran piacer » (Caio Marzio Coriolano), avec quelques montées virevoltantes qui nous ferons décoller, ainsi que Bononcini, lui aussi enregistré en première mondiale avec le très court « Strazio, scempio, furia e morte » (Crispo), colérique, furieux, contrebalancé juste après par « Ombra cara », poignant au point que les mots viendraient à manquer pour le décrire. Un retour à l’ombre qui appuie sur l’âme comme le fait rarement une « simple » écoute. Heureusement, c’est une touche plus gaie qui clôt l’enregistrement, avec « Agitato da fière tempesta » : « Secoué par de rudes tempêtes, Si le marin retrouve l’étoile qui le guide Il continue sa route, heureux et rassuré ». Une belle manière de nous ramener à bon port après les tempêtes de l’âme que nous venons de traverser…

Ainsi, de même que pour Venez chère ombre,  le programme est fort bien construit _ oui _ dans une belle alternance de rythmes et de couleurs _ oui _, dressant un tableau que l’on se refuse à quitter des yeux. L’écoute touche le cœur avec une présence et une vivacité étonnantes _ c’est très juste _, rendant l’écoute _ elle-même _ étonnamment vivante _ oui _, bien plus que l’on pourrait s’y attendre. Une fois encore, Le Consort (avec Justin Taylor) ainsi qu’Eva Zaïcik tombent justes, une justesse à la précision chirurgicale qui force l’admiration _ enthousiaste : absolument. Quant au livret qui accompagne le tout, il permet de se replonger dans ce projet haendélien tout en savourant les paroles, parfois inconnues, de ces textes portés avec superbe.

Un nouveau disque dont on aurait tort de se priver, en espérant vite pouvoir le (re)découvrir porté sur scène….

Elodie Martinez

3) Eva Zaïcik et Le Consort illuminent un florilège d’airs d’opéra de Haendel

L’association des meilleurs interprètes de la jeune génération baroque autour d’Eva Zaïcik revisite les airs d’opéra italien pour notre plus grand plaisir.

La vie musicale londonienne des années 1720 est entièrement vouée à l’Italie, et le grand ordonnateur en est Georg Friedrich Haendel, très influencé par ses années romaines _ et italiennes, plus largement. Nommé à la tête de l’Académie Royale de Musique, il fait venir à Londres les meilleurs chanteurs italiens. La concurrence est rude avec les compositeurs ultramontains que la mode des opéras attire _ eux aussi _ dans la capitale anglaise _ oui. Le présent enregistrement propose, en première mondiale, trois airs empruntés à des opéras d’Ariosti et de Bononcini, au milieu d’un grand choix d’airs de Haendel. Extrait du Coriolano d’Ariosti, l’air Sagri numi est un grand moment d’émotion _ oui. Cependant, c’est Haendel qui remporte le match de la postérité en puisant son inspiration dans les influences croisées _ en effet _ des styles italiens, allemands et français. La décennie de la première Académie Royale marque l’apogée de la carrière du « cher Saxon » _ mais la seconde décennie n’est pas mal non plus !

Après un enregistrement très remarqué _ oui _ des cantates françaises chez le même label Alpha (« Venez chère ombre »), Le Consort poursuit sa collaboration avec la jeune mezzo-soprano Eva Zaïcik. Personnalité montante du paysage vocal français _ oui _, celle qui fut en 2018 « Révélation artiste lyrique » aux Victoires de la musique, et deuxième prix du Concours Reine Élisabeth, fait preuve ici d’une belle maîtrise _ en effet _ de son art. L’intensité émotionnelle _ oui _ de sa voix est particulièrement remarquable et, à travers l’enregistrement, il nous semble entendre sa présence scénique _ tout à fait ! Les émotions du texte nous vont droit au cœur _ oui _, véhiculées par une voix chatoyante au registre profond _ oui _, douée d’une belle projection et d’une diction parfaite _ oui ! Dans ce programme très bien construit _ en effet _, les moments de bravoure alternent _ oui _ avec les airs plus fervents, parfois introduits par un récitatif bienvenu _ et tout cela sans jamais rien forcer…

Il faut dire que l’orchestre, emmené par le premier violon _ très talentueux _ de Théotime Langlois de Swarte, est somptueux _ c‘est très juste _  ; tantôt véhément, tantôt implorant, toujours parfait dans l’alternance des affects _ absolument. Dans l’air Deggio morire extrait de Siroe, après une introduction instrumentale implacable et un récitatif poignant, la voix dialogue _ idéalement _ avec les plaintes déchirantes du violon. Le sommet de l’émotion est atteint dans l’air Stille amare du Tolomeo où, après les chromatismes douloureux du récitatif, les violons donnent à entendre les gouttes amères dont parle le texte, qui tombent en une pluie de notes suspendues _ voilà…

A l’écoute de ce récital, on rêve de voir bientôt Eva Zaïcik sur les scènes d’opéras dans ce répertoire qui lui va si bien.

Airs de Georg Friedrich Haendel (1685-1759), Attilio Ariosti (1666-1729), Giovanni Bononcini (1670-1747).

Eva Zaïcik, mezzo-soprano ;

Ensemble Le Consort : Théotime Langlois de Swarte, violon ; Sophie de Bardonnèche, violon ; Louise Ayrton, violon ; Clément Batrel-Genin, alto ; Hanna Salzenstein, violoncelle ; Hugo Abraham, contrebasse ; Louise Pierrard, basse de viole ; Gabriel Pidoux, hautbois ; Evolène Kiener, basson ; Damien Pouvrau, théorbe ; Justin Taylor, clavecin.

1 CD Alpha.

Enregistré au temple du Saint-Esprit de Paris en juin 2020.

Textes de présentation en français, anglais et allemand.

Durée : 64:59

4) Royal Handel, souveraine Eva Zaïcik ! 

LE 9 FÉVRIER 2021 par Jean Lacroix

Georg Friedrich Haendel (1685-1759) : Airs de Flavio, re de’ Longobardi ; Admeto, re di Tessaglia ; Siroe, re di Persia ; Tolomeo, re d’Egitto ; Floridante ; Giulio Cesare in Egitto ; Ottone, re di Germani ; Radamisto et Riccardo primo, re d’Inghilterra.

Attilio  Ariosti I (1666-1729) : Airs de Caio Marzio Coroliano.

Giovanni Bononcini (1670-1747) : Air de Crispo.

Eva Zaïcik, mezzo-soprano ; Le Consort. 2020.

Notice en français, en anglais et en allemand.

Texte des airs avec traduction en français et en anglais.

64.59.

Alpha 662.

Le titre de ce CD « Royal Handel » adopte la forme anglicisée du patronyme du compositeur, le texte de la notice utilisant de son côté la forme allemande originale. C’est cette dernière que nous choisirons pour la présente recension, même si le contenu du présent CD est bien situé dans la période anglaise qui a vu Haendel être nommé directeur musical de l’Académie Royale londonienne, créée en 1719. Après avoir séjourné quatre ans en Italie _ voilà _, période pendant laquelle il s’est nourri des œuvres des créateurs de Rome, Venise, Naples ou Florence _ oui _, et après les deux ans passés à Hanovre _ oui _, Haendel s’est installé solidement en Angleterre _ voilà. La langue italienne est en vigueur à l’Académie, et des concurrents sérieux, comme le Bolonais Ariosti ou Bononcini, originaire de Modène, tous deux _ aussi _ instrumentistes de premier plan, vont aussi être présents. Haendel finira par assurer sa prédominance, en imposant, comme le dit la notice, les influences croisées entre l’Italie, l’Allemagne, la France et l’Angleterre, mais aussi en créant des chefs-d’œuvre comme Giulio Cesare in Egitto, Ottone ou encore Radamisto. L’abondance des productions de cette première Académie, qui se clôture en 1728, marquée par la présence de voix de haut rang que Haendel recrute, notamment en Italie, est éloquente : la notice signale 34 opéras et plus de 460 représentations au cours de neuf années _ en effet ! Haendel déploie une énergie généreuse phénoménale… Le présent CD est le reflet de l’activité incessante de cette première Académie Royale, ainsi que de l’une des voix favorites de Haendel, Margherita Durastanti, qui a été la première interprète de plusieurs airs ici proposés _ en effet.

Depuis son brillant deuxième prix au Concours Reine Elisabeth de chant en 2018, la mezzo-soprano française Eva Zaïcik (°1987) n’a cessé de faire la démonstration d’un remarquable talent _ oui _, qui s’est révélé dans des répertoires variés : Monteverdi, Purcell, Lully, Haydn, Mozart, Tchaikovsky, Dukas, Betsy Jolas… Pour le même label _ Alpha _, un CD intitulé « Venez chère ombre », enregistré en juin 2018 (Alpha 439), avait démontré ses affinités baroques _ oui _, déjà avec le Consort _ oui _, dans un récital français, où l’on savourait entre autres Pignolet de Montéclair et Clérambault. Eva Zaïcik retrouve le Consort pour un autre récital complice et très épanoui _ en effet _, au cours duquel cet ensemble créé par le claveciniste Julien Taylor, qui fait partie de la présente aventure, brille de mille feux dans des alternances de subtile virtuosité et de finesse émotionnelle _ absolument.

Voilà le maître mot : « émotion », pour ce programme bien élaboré _ oui, vraiment _ dont l’affiche est ornée par neuf airs tirés de partitions de Haendel entre 1720 et 1728, deux airs d’Ariosti et un air de Bononcini, les extraits d’œuvres de ces deux derniers compositeurs étant des premières mondiales au disque. Commençons par elles. D’Ariosti et de son Caio Marzio Coroliano de 1723, dont la notice dit qu’il vole presque la vedette à Haendel cette année-là, on entend un sublime Sagri numi, dans lequel Vetturia implore les dieux de défendre son fils innocent. Eva Zaïcik y déploie toute une gamme de sentiments charismatiques, qui seront caractéristiques de toute sa prestation. De Bononcini, le très bref air (1.48) Strazio, scempio, furia e morte, tiré de Crispo (1722), évoque avec beaucoup de noblesse _ oui _ le tourment et la colère d’un cœur meurtri. La voix d’Eva Zaïcik, à la projection bien contrôlée, dans un registre chaleureux et profond _ oui _, capable de sonorités soyeuses _ oui _ et doucement colorées _ tout cela est très juste _, se prête à merveille à ces expressions où la ferveur _ oui _ s’unit à la qualité _ finement juste _ de l’accentuation.

Ces agréments qui réchauffent le cœur sont mis en valeur tout au long des airs tirés des pages de Haendel, univers dont Eva Zaïcik a une belle compréhension _ oui _ et une indiscutable maîtrise _ oui. Sa capacité à ressentir les sensibilités des divers rôles, qu’il s’agisse de l’amour sans lequel on ne peut vivre et de ses liens rompus dans Flavio, qui ouvre superbement le récital, de la jalousie d’Alceste dans Admeto, des « gouttes amères » du chagrin de Tolomeo au bord de la mort, de l’invocation à l’aimé d’Elmira dans Floridante ou de la fureur de Sextus dans Giulio Cesare in Egitto, la cantatrice est toujours à l’aise pour traduire avec une impeccable hauteur souveraine _ oui _ les aspects les plus touchants et les plus éloquents _ oui, jamais artificiellement _ de ce magnifique panorama _ d’affects _ qui donne de la première Académie londonienne un paysage terriblement convaincant _ mais oui. L’enregistrement de cet ensemble de petits bijoux a été effectué à Paris en juin 2020 au Temple du Saint Esprit. Celui-ci a bien soufflé _ en effet _ en ces moments de grâce _ voilà…

Son : 10    Livret : 8    Répertoire : 10    Interprétation : 10

Jean Lacroix

Des articles parfaitement bien venus,

pour une interprétation et une réalisation en « états de grâce« …

Et il aurait été, en effet, bien dommage de passer à côté de ce trésor de joies musicales renouvelées où puiser…

Ce somptueux « Royal Handel » est à marquer pour nous tous d’une belle pierre blanche !

Et c’est non sans impatience que nous espérons-attendons une nouvelle aussi heureuse collaboration discographique d’Eva Zaïcik avec Le Consort !

Ce lundi 17 janvier 2022, Titus Curiosius – Francis Lippa

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